(B.Tucci) – Così, a Lotito non dispiacerebbe entrare in politica. «Userei lo stesso rigore morale che ho nel calcio», dice a chi lo intervista. Parole sante, presidente. Però, in tutta franchezza, vorremmo dirle che il piede in due staffe non si può tenere. Già è difficile amministrare una società ed una squadra con i tifosi pronti ad azzannarti (e lei ne sa qualcosa); se poi, ad un compito talmente delicato, ne aggiungiamo un altro ancora più complicato, allora la situazione diventa scottante. Vede, l’anno calcistico appena trascorso non è stato idilliaco per lei. Per tante ragioni. Molti le addossano la responsabilità di non aver saputo condurre una campagna acquisti degna di questo nome. Altri puntano il dito per aver sbagliato gli allenatori: prima Petkovic, poi Reja non hanno regalato soddisfazioni. Così, la curva nord si è svuotata e la squadra non ha raggiunto il traguardo europeo che si prefiggeva.
Tutto ciò mentre i giallorossi, con Rudi Garcia, andavano a gonfie vele. Comprende, presidente, perché le diciamo che politica e calcio non possono camminare a braccetto. Il Palazzo ti coinvolge, ti ipnotizza. Senza contare che i tifosi contrari alle idee che lei potrebbe scegliere avrebbero un’arma in più per contestarla. Mi creda, non sarebbe un’ottima scelta scendere in politica. A meno che lei non abbia in animo di lasciare la Lazio e di affidarla ad una persona che stima. Questa sarebbe la notizia, ma i veri supporter biancazzurri la vorrebbero sapere prima di un suo eventuale ingresso nei palazzi del potere. Nel frattempo, che cosa combina il patron giallorosso James Pallotta? Aspetta la Roma e ha piena fiducia nel binomio Garcia-Sabatini. Luglio è il mese in cui la squadra affidata al «francese di Testaccio» volerà negli Stati Uniti per una tournée. Ed allora, voi capite che per il presidente a stelle e strisce sarà festa continua. Gli si può dar torto?