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CORRIERE DELLA SERA Niente scelta condivisa: Tavecchio in pole spinge per Guidolin

Francesco Guidolin
Francesco Guidolin

(A. Bocci) Il calcio è all’anno zero. E la ripartenza non è tanto vicina. Oggi alle 12 Giancarlo Abete presenterà al Consiglio federale le sue dimissioni irrevocabili che seguono quelle, altrettanto irrevocabili, di Cesare Prandelli. Prima, intorno alle 10,30, il presidente uscente incontrerà i responsabili delle sette componenti a cui chiederà un gesto di responsabilità: trovare subito un’intesa per un nuovo c.t. Demetrio Albertini, presidente del club Italia e pure lui dimissionario, sarebbe pronto a coordinare la squadra della cosiddetta buona volontà.

Ma la missione, salvo sorpresone, si impantanerà nelle acque paludose della politica pallonara. Carlo Tavecchio, presidente della Lega Dilettanti e primo candidato alla poltrona federale, chiederà ad Abete di ritornare sui suoi passi e poi opporrà un rifiuto sdegnato alla soluzione condivisa: «Sarà il nuovo presidente a scegliere l’allenatore», il suo diktat. Perché, pensa Tavecchio, scegliere tutti insieme quando tra 40 giorni posso decidere da solo? Il presidente della Lega Dilettanti ha idee precise in testa: Francesco Guidolin sulla panchina azzurra e al tempo stesso istruttore di una cantera di tecnici da allevare, da Cabrini a Di Biagio, passando per Cannavaro e Gattuso. E in Federazione potrebbe entrare Paolo Maldini. L’ex milanista, che Barbara Berlusconi per un momento voleva inserire nel nuovo Milan, ha risolto i suoi guai con il fisco e adesso è pronto. Maldini potrebbe entrare nella cantera azzurra o assumere il ruolo di direttore tecnico della nazionale. Per quanto riguarda la panchina più scomoda d’Italia, Tavecchio insiste: «Basta con i tecnici da due milioni di euro». Ma se si risparmiano soldi da una parte, se ne perdono dall’altra. Perché da Sacchi in avanti è lievitata la voce stipendi per allenatore e staff, ma anche quella degli introiti pubblicitari (chiedere alla responsabile Benedetta Geronzi). E anche questo sarà uno spunto di riflessione.

Tavecchio è il candidato principale alla poltrona di Abete con Macalli e Lotito vice presidenti. Difficile pensare che possano essere loro, i presidenti della Lega Dilettanti e della Lega Pro, a guidare il calcio professionistico fuori dalla crisi in cui è precipitato. Ma ci sarà tempo per analizzare il futuro. Oggi conta il presente. Se la Commissione non troverà un’intesa e, stando a oggi non è possibile trovarla, le componenti dovranno impegnarsi per riuscire a fare l’assemblea elettiva l’11 agosto. In quel caso il nuovo presidente potrebbe annunciare l’allenatore dopo Ferragosto e quest’ultimo avrebbe più di dieci giorni per scegliersi lo staff e preparare le prime convocazioni (l’1 settembre per l’amichevole del 4 a Palermo contro l’Olanda).

Sino al momento in cui Tavecchio non sarà presidente, ma la strada è lunga e gli ostacoli seminati un po’ dappertutto, restano in corsa tutti i pretendenti alla panchina di Prandelli. Massimiliano Allegri è quello che vanta più consensi tra le componenti (Lega di A, Assoallenatori, forse anche Assocalciatori) e sarebbe il preferito di Demetrio Albertini, che per il momento però ha deciso di non candidarsi. Max ha solo voglia di cominciare e non ne fa una questione di soldi (il messaggio può essere per Tavecchio). Stesso discorso vale per Roberto Mancini, che pur di allenare l’Italia è pronto a firmare in bianco o quasi (vorrebbe però garanzie sullo staff). Oggi tutto sarà più chiaro. O semplicemente più complicato.

 

 

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