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CORRIERE DELLA SERA Pallone, ritardi, proteste. E’ qui la “Copa”

Proteste Brasile
Proteste Brasile

(R. Perrone) In questa città dal nome giusto al posto giusto, la Copa, come la chiamano i brasiliani, potrebbe rimanere folgorata. Ma non nel senso evangelico. Tutto parte da qui, tutto si incrocia qui, dalla prima partita del Mondiale, Brasile- Croazia (12), al congresso della Fifa (10-11) dove il convitato di pietra è il Qatar. Lavori in corso, con i chiodi e con la politica. Questi giorni paulisti daranno il fermo immagine di quello che sarà la Coppa del Mondo. «Noi qui in Brasile ci chiediamo se si gioca» il paradosso di un collega brasiliano di lungo corso incontrato in fila nello spartano centro accrediti dello stadio Itaquerao. Tutto qui è spartano: si è speso tanto, ma sono stati gli stadi, non ancora terminati, come questo con il cellophane sulle poltroncine da sistemare, a risucchiare tutto: per l’Arena Corinthians 431 milioni con un fuori budget tra 14 e 18 per cento. Il Mondiale sembra ancora lontanissimo, non solo nell’incredibile mancanza di segnali (rare le bandiere, inesistenti gli addobbi) ma anche nei fremiti del popolo.

Con la palla tutto cambierà? All’Arena si va di fretta: non c’è il ponte per i vip, con macchinette elettriche dedicate, che tanto ha suscitato scandalo al Maracanà di Rio de Janeiro, però quello svincolo per ora chiuso per rifinitura non sarà concesso ai comuni mortali. Si lavora di notte per completare le tribune provvisorie da 20 mila posti e portare la capienza ai 61.600 previsti. La partita di inaugurazione del Mondiale sarà anche la prima del nuovo stadio. Qui è tutto enorme, dalle distanze agli scioperi. I dipendenti della metropolitana, che hanno messo in ginocchio la città (30 stazioni chiuse, code di 79 km, giovedì e venerdì neri) non mollano, malgrado l’interessamento dei giudici. Vogliono il 12,2 per cento di aumento, l’azienda arriva al 9,5. La metro è il mezzo più comodo per arrivare allo stadio del vernissage. In auto c’è una sola strada, incubo garantito. In questo clima surreale, con la presidentessa Dilma che agita la clava contro i detrattori del Mondiale a scopo politico, la Seleçao, malgrado i fischi rimediati dal pubblico del Morumbi, dopo la modesta vittoria con la Serbia (1-0, grande gol di Fred), gode di buoni sondaggi: il 68 per cento dei brasiliani crede che la Verdeoro vincerà la Copa e il gradimento di Felipao Scolari raggiunge la stessa quota, meglio di quando si preparava a conquistare la Penta in Giappone, nel 2002 (51%). Il football passa da San Paolo e domani e dopo il congresso della Fifa attende l’ennesima candidatura di Sepp Blatter per le elezioni del 29 maggio 2015 a Zurigo.

Il presidente non è per nulla scosso dallo scandalo Qatar, anzi qualcuno sostiene che lo piloti lui. Le ultime: ci sarebbe di mezzo anche una fornitura di gas alla Thailandia; Sony e Adidas, storici partner Fifa, chiedono un’inchiesta rigorosa. La stampa anglosassone attacca Blatter a cui l’Economist dedica la stessa espressione usata per Silvio Berlusconi anni fa: «unfit» a guidare la Fifa. Gli americani si associano. Le conclusioni dell’inchiesta, presentate domani, non faranno danni. Ne ha ottenuti di più il fango. Ah, faltam 3 dias para a Copa.

 

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