(G.Piacentini) – C’è un giorno che ha segnato la storia recente della Roma: è il 26 maggio 2013. Quel giorno, per molti, rimarrà la data di una sconfitta storica.Walter Sabatini ha definito la finale di Coppa Italia persa con la Lazio «un’amichevole» e non sono pochi quelli che sostengono che la squadra di oggi sia figlia di quel fallimento. «Mi hanno costretto a rinunciare a un’utopia», andava dicendo in quel periodo il d.s. giallorosso, annunciando a modo suo quello che sarebbe stato uno storico cambio di filosofia.
Si è passati così dal mercato delle scommesse – erano stati già bloccatiRafael e Wallace – a quello delle certezze, con gli arrivi di Maicon e De Sanctis che hanno portato una mentalità e un’esperienza di cui a Trigoria si sentiva un enorme bisogno. E se tra i titolari sono stati gli arrivi di Strootman (24 anni), Benatia (27) e Nainggolan (26) a permettere il salto di qualità alla squadra, per le seconde linee la tendenza è ora quella di affidarsi a calciatori «stagionati», possibilmente con alle spalle esperienza in Champions League.
In questa ottica vanno considerati gli arrivi di Michel Bastos (31), lo scorso gennaio, e di Seydou Keita (34), che la Champions l’ha vinta due volte con il Barcellona (2009 e 2011) e che prenderà il posto nella rosa di Rodrigo Taddei, firmando un contratto di un anno con opzione per il secondo a circa un milione a stagione. Molti tra i nomi che in questi giorni sono stati accostati alla formazione giallorossa – Basa, Samuel, Cambiasso, Eto’o – rispondono a questo nuovo criterio e magari non arriveranno, ma l’indicazione di Rudi Garcia è chiara: a meno di un talento al di sopra della media, meglio non rischiare salti nel buio e affidarsi all’«usato sicuro». Dopo l’ultima giornata di campionato contro il Genoa, riferendosi alle prestazioni di Jedvaj, Ricci e all’esordio di Mazzitelli, il tecnico disse che «la strada da percorrere è ancora lunga».
Una strada che per il prossimo anno li porterà quasi sicuramente lontano da Trigoria a fare esperienza, per sperare di poter rientrare alla base come in passato ha fatto Aquilani e come più recentemente è capitato aFlorenzi.
Non saranno i soli, perché insieme a loro continueranno il loro pellegrinaggio in giro per l’Italia anche altri giovani che stanno facendo bene – Viviani, Antei, D’Alessandro, Caprari, Pettinari – ma non sono ancora ritenuti pronti per fare il grande salto e altri che hanno bisogno di crescere, come gli ultimi arrivati Sanabria, Berisha e Vestenicky.
Ci sono poi quelli come Bertolacci che nella rosa potrebbero pure starci, ma vogliono garanzie che la Roma non può offrire, e altri come Paredes, che rimarrà per studiare «da grande» come ha fatto Romagnoli, che con (molta) pazienza grande ci è diventato per davvero.