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DOPO PARTITA La lettura dell’incontro di Paolo Marcacci

Balotelli
Balotelli

Più Amazonia che Arena, a Manaus, per l’esordio azzurro contro i bianchi d’Inghilterra: tasso di umidità che costringe ad abbassare i ritmi a più riprese e fondo del terreno che dopo pochi minuti sembra reduce da un concerto rock, più che da una partita.
Roy Hodgson presenta la punteria delle grandi occasioni, con Sturridge, Sterling, Welbeck che girano attorno al perno Rooney, almeno sulla carta: il rosso dello United parte in realtà molto defilato, si vede poco all’inizio, si sposta da sinistra a destra.
L’Italia è quella annunciata, dallo sguardo glaciale di Sirigu in su, con Verratti assieme a Pirlo e De Rossi, Candreva e Darmian scaturigini di gioco a destra, Balotelli a catalizzare le attenzioni della retroguardia inglese.
Inizia l’Inghilterra, aggressiva da subito con Sterling e intenzionata a pungere sul lato di Chiellini e Paletta, da subito quello più debole.
Azzurri che contengono con difficoltà la rapidità di Sterling e le progressioni di Welbeck, Sirigu sempre attento e reattivo.
Quando riesce ad uscire sul lato destro, sulle ali della corsa fluida di Darmian e delle sovrapposizioni di Candreva, l’Italia dà però la sensazione di poter colpire, in più di un’occasione. Al minuto trentacinque, la prima svolta: angolo dalla lunetta alla sinistra di Hart, velo di Pirlo e palla che giunge a Marchisio, appostato centralmente qualche metro prima della lunetta; controllo agevole e rasoterra teso che passa in mezzo a una selva di gambe. Vantaggio azzurro, oltre i meriti acquisiti fino a quel momento.
La durata è brevissima, neanche il tempo di ascoltare le urla all’interno dei condomini che la fuga di Rooney in posizione di ala sinistra culmina in un assist tarato sul palo più lontano, dove Sturridge ha già salutato, lasciando tutti sul posto per presentarsi all’appuntamento con l’uno a uno.
Il finale di tempo si esaurisce nella parabola perfetta con cui Balotelli, dal lato sinistro dell’area, cerca il vantaggio, per poi trovare una respinta di testa sotto la traversa di Cahill, pareggiando il conto con un salvataggio altrettanto miracoloso di Barzagli.
In apertura di secondo tempo, l’uno a due dell’Italia, con l’assist calibrato di Candreva da destra e la capocciata perentoria di Balotelli che spiana tutta la Gran Bretagna: un goal che può servire a dominare un girone cominciato in maniera stranissima per l’Uruguay e che potrebbe costringere a rivedere qualche conto.
La ripresa è vivace per le occasioni dalla distanza e per il campionario sciorinato dai due portieri, Sirigu in testa; le tossine col passare dei minuti sembrano accusarle più gli inglesi che gli azzurri; Prandelli aggiunge chili e centimetri al centrocampo con Motta per Verratti. La vivacità di Immobile che rileva Balotelli; il contenimento di Parolo al posto della propulsione dell’esausto Candreva. Si soffre, controllando, con ciliegina deliziosa di Pirlo su punizione nei minuti di recupero: traversa.
Inglesi con la lingua di fuori ma vivi fino all’ultimo, il che apre ripartenze di italico costume.
L’olandesone fischia dopo cinque minuti di extra time: tre punti e una sostanza impensabile fino a qualche giorno fa.
È l’inizio di un cammino.

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