(L. Garlando) – Finalmente Mario! Non è un hashtag, è un urlo da sala parto. E’ nato il Balotelli che aspettavamo da sempre: quello che nella notte più importante, segna, trascina, sgobba, non dice una parola all’arbitro. Un’incornata di Mario stende l’Inghilterra (2-1) e ci lancia in testa al girone, al fianco della sorprendete Costa Rica. Primo vantaggio di Marchisio, cucinato da una magia di Pirlo, che due anni fa aveva servito un cucchiaio di fiele all’Inghilterra. Ora si è inventato un tunnel sotto la Manica e ha scheggiato la traversa nel finale. Faticheranno a dimenticarlo per altri due o tre anni. E’ stata una grande vittoria, perché non va dimenticato il contesto: perso il giorno prima Buffon, molto più di un capitano, un totem. Dopo la mazzata Montolivo, poteva essere il colpo della depressione, invece l’Italia ha reagito con cuore di razza. Sirigu è stato tra i migliori, come il sorprendente Darmian. Dopo il primo gol tutti hanno sommerso Buffon in panchina, mostrando uno spirito che può portare lontano. Come l’autorevolezza con cui abbiamo condotto il gioco in un contesto di grande sofferenza fisica. Cesare Prandelli cercava atleti, ha trovato uomini, grandissimi uomini.
Ansia spagnola Dopo pochi minuti ci viene già l’ansia che finisca come la Spagna, perché noi teniamo palla e l’Inghilterra tra il 4’ e il 6’ tira due volte, verticalizzando rapida: Sterling sfiora l’incrocio, Henderson fa volare Sirigu. Gli attaccanti di Hodgson hanno le gambe svelte degli olandesi e ragionano con la porta in testa. Sterling, soprattutto, nato nella città di Bolt. Non è un caso che entrambi i pericoli siamo nati sulla fascia di Giorgio Chiellini, che è un terzino arrangiato. L’Inghilterra lo sa e batte su quel lato. A parte queste accelerazioni, però, ci temono e ci lasciano la palla rannicchiati dietro. Senza pressing alto, il varo del doppio play è morbido e comunque funziona. Il triangolo con De Rossi vertice basso imposta con scioltezza. Uno tra Pirlo e Verratti è sempre libero. Il “parigino” parte ingolfato dall’emozione, si nasconde un filo, poi si scioglie e va a cercarla con personalità.
Bravo Darmian Il gioco scivola bene sulle fasce, soprattutto a destra dove Darmian dà una piacevolissima conferma: il migliore della prima metà. Spinge come se fosse al terzo Mondiale. Suo il cross che Balotelli quasi incorna in rete. Ma, tolto questo invito, a Mario, perso tra le maglie bianche, arriva pochino perché il ritmo è troppo lento, anche per la necessità di non cuocere nella caldaia di Manaus. Senza velocità di palla e di gambe è difficile spiazzare il solido fortino di Hodgson e quando Candreva crea un varco con un cambio di passo poi sbaglia sempre l’assistenza. Il gol arriva comunque ed è meritato dopo tanto controllo. E’ un corner calibrato in laboratorio: il tocco di Verratti che Pirlo lascia sfilare tra le gambe, spiazza tutta l’Inghilterra, compresa la Regina, e libera il tiro vincente di Marchisio (35’).
Decide Mario Un delitto farsi raggiungere due minuti dopo. In contropiede, poi… Ma questa Nazionale, smarcata dalla tradizione, non è nata per chiudersi e gestire. Deve studiare però molto meglio le chiusure preventive, perché il modulo del doppio play espone a un rischio: se Verratti e Pirlo, che incontristi non sono, si sbilanciano in costruzione la ripartenze trovano spazi aperti. Troppo comodo il verticale per Rooney che manda in gol Sturridge, con la complicità di Paletta, in difficoltà fin dal primo pallone. Le occasioni d’oro di Balotelli e Candreva (palo) a fine tempo sono un bel ruggito d’orgoglio che annunciano il raddoppio al 5’ della ripresa. Deliziosa assistenza di Candreva, cresciuto tantissimo, e incornata di Balotelli da bomber vero.
A casa Hodgson, che ha rivoltato il tridente (Rooney a destra, Sterling in mezzo), rincorre con la spinta di Barkley (fuori Henderson). Prandelli per evitare altre crisi di panico da vantaggio, toglie Verratti e inserisce l’esperto Thiago Motta, laureato in «Gestioni Critiche». Soffriamo quando i ragazzini di Hodgson frullano le gambe, perché Paletta pare in preda al mal di mare e abbiamo quel ventre molle alle ripartenze, ma il pubblico fa anche spesso echi da corrida perché palleggiamo bene e l’Inghilterra rincorre a corna basse. Non vincevamo una partita in un Mondiale da 8 anni. E’ stato come ritornare a casa dal Sudafrica. Il Brasile è dolce e può farci sognare.