(G. Imparato) Il sogno Serie A è durato 39 minuti. Dal gol di Bruno al pareggio di Defrel. Latina ci ha creduto. E ha applaudito a fine gara i suoi beniamini che sono andati mestamente sotto la curva. In caso di vittoria sul Cesena, la pattuglia di Breda sarebbe entrata nella storia. In sette anni sarebbe balzata dalla Promozione alla Serie A, impresa da raccontare. Un esempio da seguire per il calcio italiano. Restano le emozioni di una stagione incredibile finita senza il tesoro della Serie A, ma con grande orgoglio. I primi passi Dal campo della parrocchia di Santa Maria Goretti, gibboso e con pietruzze acuminate per erbetta, al sogno infranto dei tappeti verdi del San Paolo o dell’ex San Siro. La storia del Latina è un copione scritto da gente vincente, perché dopo un anno da falliti nel calcio – il 200708 – è tornata tra i «prof» conquistando subito ciò che altre grandi città sognano da una vita. Dal 2007 in Promozione al gran calcio di oggi: quattro tornei vinti e un ripescaggio, dalla D alla C2 (estate 2010). Tra esoneri, rincorse folli, fusioni (l’incorporazione del 2009), un presidente gentiluomo – Michele Condò – scomparso sognando la B, le fusa morbide di Cragnotti e un unico comun denominatore: Pasquale Maietta. Onorevole, commercialista, da poco copresidente al fianco di Lady Cavicchi che proprio lui coinvolse nel club appena salvatosi dal playout in C1 con la Triestina nell’estate del 2012. Amarcord Per dirla alla Berlusconi, Maietta ha un’abbronzatura stile Obama con un sorriso smagliante e contagioso. Nel 2007, con Vincenzo D’Amico (l’ex regista della Lazio è di Latina) e Michele Condò (imprenditore calabrese trapiantato in città) creò la Virtus Latina, in concomitanza con il FC Latina, altro club che incorporò, poi, accedendo alla D. «I flash del campionato di Promozione? I 28 gol di Sanetti, il campo della Parrocchia S.Maria Goretti e la vittoria definitiva a Formia che ci diede l’Eccellenza. Il traguardo era arrivare tra i prof». Già, ma non in modo banale. Nell’anno di Eccellenza, per esempio, solo un turno furono in testa alla classifica: l’ultimo. «Facemmo nove vittorie di fila, arrivammo all’ultima gara decisiva in casa contro la capolista Pisoniano, avanti di un punto. Un match come col Cesena, da vincere a tutti i costi: e 20 fu». Stavolta non è andata così.
Triumvirato e scintille Maietta, quell’anno, fu preso per pazzo: a 10 gare dalla fine, dopo la sconfitta a Fondi per 20 e staccato di 10 punti dalla vetta, entrò nello spogliatoio urlando, maledicendo, revocando permessi e rimborsi spese giurando sulla vittoria del torneo. L’incorporazione dell’estate 2009 regalò un’unica squadra a Latina, con la dirigenza CondòMaiettaColetta. Ma fu solo 7° posto. Dove non riuscì la squadra, però, riuscì Condò. Puntò tutto sul ripescaggio e relativa fidejussione di 450mila euro. Il presidente con la sciarpa nerazzurra amuleto cucitogli dalla figlia Rebecca, vinse a… tavolino. «Michele ebbe il gran merito di osare, io ero scettico. La notizia della C2 arrivò nel mio ufficio, insieme a Konè primo rinforzo per i prof», ricorda Maietta. Condò aveva fretta («Voglio arrivare in B…», ripeteva), nemmeno presagisse come il destino stesse per privarlo delle pagine più esaltanti del Latina. Il torneo in C2 fu vincente (Sanderra tecnico) ma economicamente debilitante. Maietta e Condò restarono soli, il cardiologo Coletta mollò: «La goccia che fece traboccare il vaso fu il mio acquisto di Giannusa dalla Salernitana. C’erano divergenze sui programmi da seguire», svela Maietta.
Cragnotti Vinsero il torneo di C2 sebbene partiti per centrare la salvezza, barcollarono sotto il peso dei vecchi esborsi. Tanto da sembrare spacciati, praticamente retrocessi dopo lo stop a Lanciano. «Ci salvammo con lo spareggio vinto sulla Triestina. A fine gara feci capire che avrei lasciato, ed era vero, poi una notizia bruttissima…». Già, Maietta voleva tirarsi fuori due anni fa, ma la notizia che Condò aveva pochi mesi di vita lo fece tornare sui suoi passi, e cercò un socio. Anche a Cragnotti fu proposto di rilevare il Latina: leggenda vuole che l’ex patron della Lazio si mostrasse interessato, ma a prezzo da saldo, stracciatissimo. Maietta non conferma: «Cragnotti fu gentilissimo, interessato, ma parlando mi diede la scintilla per dire “forse ce la faccio io a vincere”. È stato così, coinvolgendo la famiglia Cavicchi, il figlio, e creando la storia di questi giorni».
Follia lucida Due esoneri, due tornei da copertina: quello di Pecchia («Ottimo allenatore, ma la squadra non aveva guizzi»), con Sanderra che li portò in B, e l’addio ad Auteri quest’anno. «Mi piaceva molto la sua Nocerina, ma dopo tre gare e la squadra che non sopportava più il tecnico abbiamo scelto Breda, che tra i tanti meriti ha avuto anche quello di rasserenare la squadra». Poi lo sprint finale. «Ho capito del nostro potenziale a Novara, dove dallo 02 finimmo 22. Dissi alla Cavicchi: “proviamoci, gasiamo tutti senza parlare di playoff e assalto alla A”». Lo presero ancora per pazzo, ma stava per avere ancora ragione lui. Ecco perché le lacrime sono diventati applausi.