(C. Ancelotti) Ragazzi, si può fare. Lo dico forte, a voce alta. Anzi: lo canto. L’Italia di Prandelli può regalarci un sogno, un’impresa, una meravigliosa avventura che noi italiani abbiamo il dovere di accompagnare con entusiasmo e fiducia. So che cosa significa partecipare a un Mondiale, l’ho fatto da giocatore e da collaboratore tecnico: è un momento esaltante, ma ricco di tensioni, e per questo c’è bisogno dell’aiuto di tutti per costruire qualcosa di grande. A volte, quando si parla dell’importanza del gruppo nel calcio, c’è qualcuno che storce la bocca, è scettico, non ci crede: bene, io vi garantisco che soltanto se la squadra è unita, se tutti gli uomini dello staff sono in sintonia, se l’ambiente è favorevole, si riesce a ottenere il risultato. La Champions League con il Real Madrid l’abbiamo vinta così.
Ecco perché adesso è importante tifare Italia, stare vicino a questi ragazzi. Non siamo favoriti, e questo è vero. Ci sono nazionali che, sulla carta, probabilmente hanno qualcosa di più. Penso al Brasile, alla Spagna, alla Germania, all’Argentina. Però vi faccio una domanda: eravamo favoriti nel 1982 in Spagna o nel 2006 in Germania? No, eppure la coppa l’abbiamo portata a casa noi! Il calcio è uno strano mistero agonistico, è sufficiente che la traiettoria di un tiro venga leggermente modificata da un soffio di vento e ti trovi a vincere o a perdere una partita. Una cosa è certa: affrontare l’Italia è difficile per tutti. Siamo tatticamente bravi, abbiamo esperienza internazionale e giocatori in grado di fare la differenza. Il nostro girone è complicato, ma anche i nostri avversari dovranno preoccuparsi di noi. Infine, l’ultimo motivo per cui credo che si possa fare: Cesare Prandelli. Tecnico molto preparato e uomo perbene. Sto con lui e con l’Italia. Dopo aver alzato la Champions da allenatore, vorrei godermi la Coppa del Mondo da tifo