(D.Stoppini/C.Zucchelli) – Fino a ieri, a voler cercare un punto in comune tra Rudi Garcia e Bruce Springsteen, al massimo se ne trovava uno: la chitarra. E pazienza se uno la usava per «El porompompero» e l’altro per «Born in the Usa». Ecco: ora Rudi e Bruce possono essere accomunati anche da un’agenzia, la Caa, società che gestisce l’immagine di artisti, sportivi e club di tutto il mondo. Caa che segue Springsteen, appunto. E ora gestirà, con il suo ramo sportivo, la squadra di cui Garcia è allenatore, la Roma, nel progetto Tor di Valle. Per l’esattezza, «la Caa Sports è stata incaricata della vendita dei diritti globali sulla denominazione del nuovo stadio e del nuovo complesso d’intrattenimento».
DIRITTI È una partita da svariati milioni di euro, almeno questo è il compito che la Roma americana ha consegnato alla Caa: l’agenzia con sede principale a Los Angeles — Jose Mourinho, Cristiano Ronaldo, Chelsea e Barcellona tra i clienti più famosi nel mondo del calcio — deve trovare un’azienda che voglia legare il suo nome al nuovo stadio della Roma. È il cuore dell’accordo, che poi coinvolge anche gli spazi pubblicitari all’interno e all’esterno dello stadio. Si chiamano «naming rights»: il Manchester City e l’Arsenal riescono a incassare 11 milioni di euro l’anno intitolando il proprio stadio a Etihad ed Emirates. È il ricavo top al mondo, nel calcio. James Pallotta si è messo in testa una cifra simile: l’obiettivo oscilla tra i 10 e i 13 milioni di euro a stagione. L’asticella è alta, se è vero che la Juventus ha affidato ormai da tempo alla Sportfive lo stesso tipo di ricerca, senza riuscire nell’impresa. «Questa partnership — ha detto Pallotta — è un passo significativo per il progetto stadio». Scegliendo la Caa la Roma spera di aver coinvolto il mercato statunitense: è negli Usa, infatti, che il club spera di trovare l’azienda interessata.
LA SEDE A NY Intanto lì ha piazzato un altro mattone: da qualche settimana è infatti operativa una sede della società a New York, Manhattan, nel cuore dello shopping. Magari lì verrà più naturale convincere qualcuno a sposare il progetto Tor di Valle