(A. Catapano) – È un napoletano adottato da Milano. Ha 53 anni e una lunga esperienza nella sicurezza. Non possiamo rivelarvi che mestiere faccia né come si chiami, ma S.F. il 3 maggio ha riconosciuto subito i quattro «botti» sparati dalla Benelli 7.65. Era sul pullman bianco affittato dal club Milano Partenopea e attaccato da Daniele De Santis su via Tor di Quinto, all’altezza del civico 57. Seduto accanto al posto di guida, con una visuale completamente libera. «E quell’uomo grande e grosso, con la faccia incazzata, che ci insultava e ci tirava addosso le bombe carta, col rischio di farci saltare in aria, io l’ho guardato bene — ci racconta al telefono —: vestito di nero, con un filo di barba e un cappellino. Nei giorni successivi l’ho riconosciuto dalle foto: quel pazzo era Daniele De Santis».
La sua testimonianza è molto preziosa. Il 12 maggio lei ha raccontato ala Digos di Roma di aver riconosciuto anche Ciro Esposito?
«Sì, l’ho notato perché aveva uno zainetto beige con le bretelle arancioni e correva più veloce degli altri. Infatti è stato il primo a raggiungere e bloccare De Santis. Però non era sua intenzione aggredirlo, per quello che ho visto ha solo cercato di strappargli la “torcia” che non aveva ancora esploso. E non era solo, con lui c’erano gli altri tre o quattro tifosi del Napoli che abbiamo chiamato in soccorso dal pullman, mentre quello ci aggrediva».
Erano armati?
«No. Quando li abbiamo chiamati, camminavano dall’altra parte della strada mangiando un panino».
E sono subito corsi verso De Santis?
«Sì, e lui appena li ha visti ha cominciato a indietreggiare nel vicolo».
Ha notato qualcun altro con il presunto sparatore?
«Sì, tre o quattro persone, ma erano incappucciate o coperte da caschi. Appena De Santis è indietreggiato, hanno sparato altre bombe e fumogeni e sono scappate più velocemente di lui».
E Ciro e gli altri?
«Li ho visti bloccare De Santis, poi il pullman ha percorso qualche metro nel traffico e a quel punto, anche per la “nebbia” dei fumogeni, non ho assistito alla sparatoria. Però posso dire che dal momento del “placcaggio” agli spari sono passati 10-15 secondi, pochi per una rissa aggravata ».
E dopo, che cosa ha visto?
«Molti altri tifosi sono entrati nella stradina dietro il gruppo di Ciro, ma ne sono usciti subito dopo gli spari. È trascorso qualche istante di incertezza, poi sono tutti tornati nel vicolo e solo qualcuno ne è riuscito trasportando il ragazzo con lo zainetto pieno di sangue. Un’immagine terribile, soprattutto per i bambini che avevamo a bordo».
Lei che idea si è fatto?
«Che sia stato un agguato premeditato, reso possibile anche dall’assenza delle forze dell’ordine. Ma davvero nessuno della polizia sapeva che in quel villaggio si nascondeva il covo di un ultrà romanista fascista e pluripregiudicato? Non so se De Santis avesse premeditato anche l’uso della pistola, ma che abbia usato pallottole tagliate artigianalmente per fare più male mi induce a pensare che fosse anche disposto a uccidere».