(A. Angeloni) Un derby a spasso nel mondo: De Rossi e Candreva, uno romanista eccellente, l’altro rapito dalla lazialità, entrambi azzurri di razza. Uno colonna della Nazionale, l’altro studia per esserlo, ma fin qui ha preso voti buonissimi e la strada è quella giusta. Due “rivali” di città diventano compagni, amici, visionari di un sogno con l’azzurro addosso: la coppa del Mondo. Un punto in comune: Candreva è il De Rossi dello scorso anno. Ovvero, si appresta a giocare una competizione internazionale (l’anno precedente era la Confederations) con la possibilità di lasciare il proprio club d’appartenenza, la Lazio. Lo vuole il Psg, lo rimpiange la Juve, a lui piace stare a Roma ma cerca gratificazioni (economiche, anche), ambizioni. L’estate scorsa Daniele aveva i piedi in Brasile e la testa altrove. Poi si è aggiustato tutto, ha riconquistato la sua Roma (e viceversa), magari Candreva spera di fare lo stesso percorso. Ma il suo futuro, oggi, è una carta da decifrare.
SENATORE DA APPLAUSI De Rossi è il veterano degli azzurri, il leader, punto di riferimento nello spogliatoio e l’equilibratore tattico; Candreva la freccia da lanciare contro inglesi e zanzare mosquitos. Un titolare, senza riflettori puntati addosso. Non è Balotelli o Cassano, insomma. Ma lui il posto sembra avercelo blindato, almeno per ora. Per il laziale è il primo Mondiale, il romanista è invece al terzo. Oggi per De Rossi non sarà un esordio mondiale qualunque. E’ un giorno particolare: sta per diventare il primo giallorosso a giocare in tre edizioni differenti dei Mondiali. O meglio, tre da rappresentante della Roma: 2006 (campione), 2010 (disastrosa eliminazione al primo turno), 2014 (il futuro è da scrivere). Come lui, nessuno mai. Aldair? Tre con la Seleçao, ma in uno era al Benfica, subito dopo Italia’90, passa alla Roma. Masetti fece parte delle spedizioni del ’34 e del ’38; anche Bruno Conti si è fermato a due, Spagna ’82, Messico ’86. Rudi Voeller anche ne giocò tre, ma uno solo (e lo ha vinto in Italia nel 1990) nel periodo in cui ha vestito la maglia della Roma. Totti e Cafu due: Marcos quelli del 1998 e del 2002, Francesco 2002, 2006. Un altro primato per De Rossi, questo però diviso con Ferraris IV, è quello di aver alzato la Coppa del mondo e anche una medaglia olimpica. Per adesso Daniele è ottavo nella classifica delle presenze azzurre di tutti i tempi, 95. Ha superato Del Piero e Facchetti e tra tutti i romanisti passati in Nazionale, è quello che ha segnato di più, 15 gol, uno in meno di Vialli e Toni, che di mestiere e facevano gli attaccanti. Non solo, in questa spedizione è il miglior marcatore. E se tutto va come deve andare, toccherà le cento presenze.
IL 6 CI RIPROVA Candreva in nazionale ha una storia diversa. Mentre Daniele c’è entrato e non ne è più uscito, Antonio ha toccato la maglia azzurra da predestinato, a 22 anni (esordio il 14 novembre 2009, ct Lippi, amichevole Italia-Olanda a Pescara), poi sparisce, non solo dall’Italia ma quasi dal calcio in generale. Torna a vestirsi di azzurro tre anni dopo, 12 ottobre 2012, trasferta in Armenia, qualificazione Mondiale 2014. E pian piano è diventato un punto fermo, grazie soprattutto alla scorsa Confederations, nella quale ha mostrato classe e personalità e che “il cucchiaio” non è solo cosa di Totti e Pirlo. Peccato che quel colpo di genio spiattellato in faccia dopo i supplementari a Casillas non sia servito all’Italia per andare in finale. Candreva viene da una stagione (personale) esaltante, ha superato il record di gol di Hernanes e Nedved, oggi cerca la prima rete “vera” in maglia azzurra. In venti presenze non è mai riuscito a segnare. Lo stato d’animo non è dei migliori, per questioni di Lazio. Sperava che la sua situazione, Lotito la sistemasse prima del Mondiale. Invece ora è appeso, tra la sua voglia di volare, le tentazioni milionarie e un popolo, quello laziale, che lo ha eletto a idolo nonostante un avvio difficile per la sua vecchia fede romanista, e che ora non vuole mollarlo per nessuna ragione. Ma se da queste parti Antonio dalla Montagnola fa il Candreva, diventa complicato per Lotito resistere alle tentazioni. E Antonio, a ventisette anni, avrà ancora più voglia di volare.