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IL MESSAGGERO L’Italia sotto processo tra errori e accuse

Cesare Prandelli
Cesare Prandelli

(U. Trani) Cesare Prandelli e l’Italia: la figuraccia di Recife va divisa in due. Da una parte gli errori del ct, dall’altra quelli del gruppo. Sarebbe sbagliato scaricare l’intera responsabilità del flop azzurro nella seconda gara del mondiale sui giocatori. Che hanno le loro colpe. Ma il primo imputato per la sconfitta contro la Costa Rica rimane il ct. Che decide, studia e valuta. E sono ancora troppi gli interrogativi che lo chiamano in causa in prima persona per la sbandata all’Arena Pernambuco. Anche perché potrebbero risultare fatali.

PRESUNZIONE E CONFUSIONE – A caldo li abbiamo definiti i sette vizi capitali. Sono i peccati, sicuramente gravi, di Prandelli che non ha convinto sia per le conclusioni che ha tirato prima della sfida di Recife sia per gli interventi che ha deciso durante il match. Valutazioni che ancora oggi non sono chiare. Sulla condizione fisica e psicologica degli azzurri e sul valore dei singoli: 1) giocatori usurati in campo, per primi Buffon (caviglia gonfia) e Barzagli (tendinopatia cronica) che sono stati recuperati in extremis, e anche stanchi, come Candreva e Marchisio; 2) difesa rivoluzionata proprio contro avversari bravi a ripartire, senza pensare che i centrocampisti azzurri avrebbero dovuto lavorare di più nell’interdizione senza però averne la forza, senza ricordarsi che Abate nel Milan è stato a lungo riserva e senza pensare che Darmian, dopo aver convinto sulla destra contro l’Inghilterra, ha subito il trauma dello spostamento sulla corsia sinistra; 3) approccio in partenza lento e insicuro, con il possesso palla scontato e quindi ininfluente, soprattutto a quel ritmo, quasi da passeggio; 4) calciatori già con la lingua di fuori dopo mezz’ora, come se la preparazione dura fatta a Coverciano fosse evaporata in meno di un tempo e i test medici avessero fornito indicazioni sballate; 5) interventi discutibili dopo l’intervallo, utilizzando tre debuttanti nel mondiale, con Cassano statico e svagato, e con Insigne e Cerci, precipitosi e sciatti, e confermando con quelle sostituzioni i limiti tecnici a livello internazionale del gruppo; 6) eccessivi i tre sistemi di gioco (4-1-4-1, 4-4-1-1 e 4-2-3-1), anche vedendo la risposta dei giocatori, spesso incapaci di leggere le situazioni e di rispettare le posizioni, e passando da una punta a tre, rischio enorme con il punteggio in bilico; 7) troppi interpreti di seconda e terza fascia nella rosa dei 23, gente impreparata mentalmente e tatticamente per una competizione di questo livello.

TANTI LEADER – Tanti solisti, nessuno con personalità. Da Cassano a Cerci, da Balotelli a Insigne. Lo stesso Immobile. Il gruppo vive sul blocco Juve che però sembra venuto qui con poche energie da spendere. I giovani non sbocciano, i senatori faticano. E, sapendo da inizio dicembre di dover giocare a questo clima impossibile, sarebbe stato meglio portare qui più giocatori da corsa. Per le fasce e non solo.

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