(R.Gasperini) – «Male non fare, paura non avere». Cesare Prandelli ricorre all’adagio caro al nonno per uscire dall’angolo nel quale le critiche e il popolo dei social media hanno cercato di cacciarlo. Insomma lui non ha paura delle critiche e del calo di popolarità: «Io ho la coscienza a posto». E’ la viglia di Italia-Lussemburgo, l’ultima amichevole prima della partenza per il Brasile, ma più del futuro tiene banco il passato che si chiama Giuseppe Rossi e Mattia Destro, i due esclusi che tanto hanno fatto discutere.
PRIMO CASO
Sereno e deciso, Prandelli spiega tutto senza giri di parole: «Con Rossi – racconta – mi sono incontrato a Coverciano alle ore 18 del 7 maggio prima di dare la lista dei 30. Sono andato per parlare con lui, per avvisarlo che aveva fatto pochi minuti da quando era rientrato dall’infortunio e dirgli che non era tra i 30. Poi parlando ho capito che poteva essere una storia esemplare per i giovani e ho accettato la scommessa. Ma gli ho detto che non era nei 23, l’ho ripetuto due volte. Lui sapeva e si è allenato con grande impegno e serietà». Ma alla prova del nove, quella contro l’Irlanda, Rossi non l’ha convinto. «Prima della partita – racconta ancora Prandelli – l’ho chiamato. Dal punto di vista fisico c’erano valori buoni e altri meno buoni ma non era questo che contava. Gli ho chiesto di fare quei gesti che un giocatore fa dopo aver subito un trauma, che volevo vedere un attaccante che fa l’attaccante. Ma non ho visto quello che volevo vedere, da qui la decisione dolorosa ma responsabile. Portarlo in Brasile era un rischio talmente grande che non me la sono sentita e gli ho comunicato che non aveva completato il percorso di guarigione».
SECONDO CASO
Capitolo due: Mattia Destro, il bomber che qualche settimana fa Prandelli definì una sfinge. «A Destro ho parlato e cercato di fargli capire che non avrei portato tre punte in Brasile. Gli ho chiesto se era disposto a fare la riserva. Lui mi ha detto “ci penso”. Poi ci siamo incontrati di nuovo e con noi c’era anche Lele Pin. Gli abbiamo spiegato che era per noi un giocatore importante per il futuro. Lui non ha avuto nulla di dire e a quel punto gli ho detto di mandarmi la sua mail perché gli avrei inviato il programma seguire , perché fino al 13 giugno lo considero a disposizione della Nazionale. Lui ha risposto “questo va bene”. Dalla cronaca ai commenti con qualche sassolino che salta fuori dalle scarpe del cittì: «Mi dispiace di quanto è accaduto, ma è normale che la gente si divida in fazioni per le scelte. Ma io sono qui per farle. Diciamo che rimango deluso quando si cerca di non essere corretti. E aggiungo: fra i trenta pre convocati ce n’erano tre che consideravo fuori e che invece sono nei ventitré. C’è stato spazio per tutti per conquistare un posto nella nazionale».
L’AMICHEVOLE
La partita con il Lussemburgo? «Servirà a fare clima» grazie al pubblico entusiasta di Perugia (stasera saranno in 25mila sugli spalti del Curi) ma anche per «cercare in alcune zone del campo una superiorità numerica e per trovare la profondità con pochi passaggi». Non ci sarà Sirigu rimasto a riposo per smaltire una botta al costato, non ci sarà Barzagli che ha avuto qualche linea di febbre. Azzurri in campo con un 4-1-3-1 trasformabile in un 4-3-2-1., Buffon tornerà tra i pali, in difesa Abate, Paletta, Chiellini e De Sciglio; con De Rossi, Pirlo e Verratti a centrocampo e Marchisio esterno in alternanza a Candreva alle spalle di Balotelli.