(G. De Bari) Mister Trapattoni, 7 partite senza vittorie, pareggi deludenti con Irlanda e Lussemburgo: che Italia è?
«Non è la prima volta che gli azzurri si avvicinano in questo modo al mondiale, abbiamo sempre sofferto nelle amichevoli».
Ma le perplessità, anche di ordine tattico, ci sono.
«I tifosi stiano tranquilli, nelle sfide vere, l’Italia saprà tirare fuori il meglio e non deluderà».
Comunque la Nazionale è partita per il Brasile scortata da qualche polemica sulle scelte del ct.
«Neppure questa è una novità. Quando restano a casa calciatori importanti, c’è sempre chi è scontento. E’ anche una situazione di carattere regionale: ogni città vorrebbe vedere in azzurro il proprio idolo. Credo che Prandelli stia svolgendo un ottimo lavoro, ha le idee chiare e i risultati arriveranno».
Condivide quindi le convocazioni del ct?
«Mi sembra che abbia portato gli elementi migliori».
Come giudica le rinunce a Rossi e Destro?
«Per il modulo, che Prandelli intende adottare, ha gli attaccanti dei quali ha bisogno. Rossi, al massimo della condizione, sarebbe stato importantissimo ma forse, come ha spiegato il ct, non ha recuperato completamente dall’infortunio. Più che dell’assenza di Rossi io sarei preoccupato per l’infortunio a Montolivo, che non sarà facile da sostituire».
Totti, Di Natale, Toni, Gilardino: 4 goleador lasciati a casa: qualcuno di questi lo avrebbe convocato?
«Sì, perché l’esperienza, soprattutto in un Mondiale, può risultare importante. Però Prandelli ha voluto privilegiare la freschezza in quanto, con partite dispendiose e ravvicinate, saranno determinanti anche le capacità di recupero».
Lei crede in Balotelli?
«E’ un ragazzo che andrebbe coccolato, fatto sentire al centro del progetto e decisivo per la squadra. Se riuscisse ad abbinare una crescita mentale alle qualità tecniche, potrebbe diventare un attaccante straordinario. E ci metto insieme anche Cassano: poche nazionali possono vantare calciatori dalla tecnica raffinata come questi due».
Dove potrà arrivare l’Italia?
«A mio avviso l’impegno più arduo sarà superare il girone, forse il più complicato di tutti. Ci sono avversari bravi e di blasone, ci vorranno partite senza errori. Il gruppo mi pare ben assortito e unito per qualificarsi. Punto anche sull’incoscienza di alcuni ragazzi, che avranno la grande occasione della vita».
Chi vede come protagonista inatteso?
«Verratti: è giovane e ha talento».
Dopo il girone che Italia vedremo?
«Penso che gli azzurri potranno approdare ai quarti. Il titolo non è roba per noi in quanto ci sono squadre meglio attrezzate».
Qual è la griglia di Trapattoni?
«Brasile, Argentina, Germania, Spagna. Le formazioni di casa hanno sempre avuto una forte incidenza ogni qualvolta queste competizioni si sono svolte in Sud America: sia per un fattore climatico, che per altre situazioni. Perciò, molto difficilmente, vincerà una squadra europea».
Che Mondiale sarà?
«Equilibrato sia perché il calcio è globalizzato, sia perché, a livello tattico, ogni allenatore è preparato».
Andrà in Brasile?
«Credo di sì, ho avuto delle proposte come commentatore».
E quando tornerà in panchina?
«Presto, molto presto».
Con una squadra di club o con una nazionale?
«Ho scartato le ipotesi dei club, rifiutando le offerte di Galatasaray, Trabzonspor, Honved. Ho avviato una paio di situazioni importanti con nazionali africane: è solo una questione di tempo per l’accordo. Allenerò in Africa».
Non la spaventa la novità?
«No, perché bisogna sempre accettare le sfide. Eppoi, in Portogallo, ho già allenato calciatori africani».
Nonostante i 75 anni, ha l’entusiasmo di un ragazzino.
«Un uomo senza entusiasmo, è un uomo finito. Non ricordo chi ha detto questa frase, però mi piace e la condivido. Il calcio è cambiato negli ultimi anni, mi aggiorno guardando i dvd, studio i dettagli perché ormai le partite si vincono sfruttando gli episodi. Non sono pronto per la pensione, posso dare ancora qualcosa e voglio tornare in panchina».