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IL MESSAGGERO Ulivieri: “Nessun commissario in Figc. Tavecchio? Spero di no, ma…”

Renzo Ulivieri
Renzo Ulivieri

(S. Carina) – Dietro le risposte pacate e il modo di fare garbato, si nasconde un uomo che nel 2011 non esitò a incatenarsi ai cancelli della Figc per protestare contro la proposta di eliminare l’obbligatorietà del patentino per prima, seconda categoria e juniores. Figuriamoci se ora Renzo Ulivieri, presidente dell’Associazione Allenatori, può spaventarsi di fronte al vuoto di potere lasciato dalle dimissioni di Giancarlo Abete.

Nel 2006 quando si dimise Carraro lei dichiarò che era un atto dovuto. E’ lo stesso caso di Abete?
«Le dimissioni di Giancarlo mi hanno colto un po’ di sorpresa. Entrare nelle scelte personali non è mai bello e aspetto di conoscere le motivazioni lunedì, quando ci vedremo. In questo caso non è un addio dovuto ma certamente inaspettato».

Il presidente della Lnd e vice presidente vicario della Figc, Tavecchio, ha lasciato trapelare come potrebbe volerci più tempo rispetto alla data dell’11 agosto, indicata da molti come il giorno dell’assemblea elettiva. C’è il rischio che si possa arrivare al commissariamento?
«A tanti potrebbe far anche piacere l’arrivo di un personaggio esterno che subentra e cambia le regole. Anche perché se viene, lo fa solamente per modificare le norme, non prendiamoci in giro. A me però la figura del commissario garba poco. Non giriamoci intorno: se c’è la volontà, la macchina la facciamo funzionare da soli. Bisogna rendersi conto che siamo in un momento di difficoltà e come tale bisogna comportarsi. Se si vuole, le 21 assemblee dei dilettanti si radunano in tempo, non scherziamo».

Avverte la sensazione che si stia cercando di guadagnare del tempo?
«Può darsi e sinceramente non so darmi una spiegazione sul perché. L’ho chiesto anche a Tommasi (presidente Aic, ndc) e nemmeno lui ha saputo darmi una risposta. Magari è un retropensiero… Lunedì, dopo il consiglio federale, avrò le idee più chiare».
E’ d’accordo con Albertini che ha deciso di non candidarsi perché lo ritiene inutile con queste norme?
«Sì e no. Il fatto che siano percentuali stabilite prima, fa capire come sia una democrazia così e così… Storicamente poi assistiamo quasi sempre allo stesso scenario: le leghe che si uniscono da un lato e le componenti tecniche che fanno lo stesso dall’altro. Non so però se accadrà anche questa volta».

Ritiene che possano esserci alleanze trasversali?
«Non lo so ma per quello che mi riguarda bisognerà guardare anche al passato. C’è una storia che ognuno di noi si porta dietro e difficilmente si può dimenticare».

Si riferisce per caso a Tavecchio?
«Riguardo alla sua figura, la mia base avrebbe qualche dubbio. Ricordiamoci quando tre anni fa arrivò e disse che voleva togliere l’obbligatorietà dei patentini per gli allenatori nella categoria dei dilettanti. Io mi incatenai ai cancelli della Figc e i miei difficilmente lo dimenticano. Se Tavecchio si candida e ha bisogno del nostro voto, verrà lui a parlare con i miei rappresentati. E’ chiaro che se poi si mettono d’accordo la Lega dei dilettanti, quella di Macalli e una parte della A, i giochi sono già belli che fatti».

Nella scelta del nuovo c.t. vorrà avere voce in capitolo?
«Per il ruolo che ricopro dovrei essere consultato ma le faccio una confessione: non voglio esprimermi e non mi esprimerò. Voglio rimanerne fuori. Sono consapevole di poter essere utile, del resto è il mio lavoro, ma potrei essere influenzato dall’amicizia e dalla simpatia per uno dei candidati e quindi faccio un passo indietro».

Non si esprimerà nemmeno sulla tipologia del c.t.? Se fosse meglio, ad esempio, averne uno espresso dall’apparato, già affermato o traghettatore?
«Non serve. Tecnici d’apparato non li abbiamo ancora, hanno bisogno ancora di un po’ di tirocinio. La figura del traghettatore, invece, la posso escludere al 100% perché non ce n’è bisogno. Se facciamo le cose nei tempi giusti, abbiamo a disposizione tutto il tempo che vogliamo».

Appuntamento a quando allora per il nuovo presidente?
«Per l’11 agosto».

E per il nuovo c.t.?
«Al 12 o 13 agosto: sarebbe la prassi normale di una federazione normale che vive in un paese normale. Certo, ora che ci penso, viviamo in Italia…».

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