(V. Meta) – Giocare la prima partita in un Mondiale nella storia della tua nazionale, dopo che un tuo gol ha contuibuito a qualificarla, è una cosa che mette i brividi già di per sé. Figuriamoci se quella partita la giochi contro l’Argentina di Messi al Maracanà. Per sapere come ci si sente, chiedere a Miralem Pjanic, atteso stanotte da un debutto dal coefficiente di difficoltà pari al fascino, in uno stadio che presumibilmente tiferà per la sua Bosnia. «Rispettiamo tutti, ma non temiamo nessuno», ha detto qualche giorno fa per provare a scacciare comprensibili timori di una sfida che sa tanto di Davide contro Golia.
Messi, Higuain, Aguero, Palacio, Lavezzi più Di Maria. Solo a leggere i nomi dell’attacco argentino ci sarebbe poco da essere ottimisti, ma Pjanic e compagni hanno dalla loro l’entusiasmo dei debuttanti e pure un pizzico d’incoscienza. D’altra parte, in una partita così non hanno niente da perdere e possono sperare che le pressioni e l’obbligo di non sbagliare giochino qualche brutto scherzo alla squadra di Sabella.
Pjanic vuole giocarsela. Il Mondiale è un’avventura che sente sua fin dalle qualificazioni, da quel gol pazzesco che ha steso la Lituania, dalle lacrime di Kaunas per un’impresa che a Sarajevo resterà nella storia. Al suo ct Susic non ha mai detto di no, nonostante una seconda parte di stagione passata acombattere con un ginocchio infiammato. Un problema che gli ha tolto qualcosa sotto il profilo della continuità nell’utilizzo, ma non nel rendimento, visto che nella Roma è stato assoluto protagonista. Ha chiuso la stagione in giallorosso mettendo la firma sul sospirato rinnovo di contratto, ha salutato tutti con qualche giorno d’anticipo per raggiungere il ritiro della Bosnia e preparare al meglio quella che ha sempre considerato come una stagione dentro la stagione, il Mondiale sognato, voluto e conquistato. Il sorteggio gli regalerà un esordio difficile da dimenticare – l’Argentina e il Maracanà, tutto in novanta minuti.
Per un romanista che aspetta l’esordio, ce n’è uno che ha già debuttato: è Vassilis Torosidis, titolare nella Grecia sconfitta 3-0 dalla Colombia(reti di Armero, Gutierrez e Rodriguez). E poi ce’è chi fa festa, anche se solo da casa. È Kevin Strootman, spettatore forzato della clamorosa cinquina con cui l’Olanda ha fatto a pezzi la Spagna campione di tutto. Il centrocampista ha salutato le prodezze degli amici van Persie e Robben a colpi di punti esclamativi su Twitter, solo un assaggio rispetto alle celebrazioni della stampa olandese. Ieri la squadra di van Gaal è tornata ad allenarsi in una seduta aperta a famiglie e amici, mentre la Spagna è ancora sotto shock. «Chiedo scusa a tutti i nostri tifosi», ha detto Iker Casillas.