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IL ROMANISTA Inizia il mondiale di De Rossi

De Rossi
De Rossi

(V. Meta) Respirare, sognare, correre – rigorosamente in quest’ordine. Comincia con tre priorità il Mondiale di Daniele De Rossi, unico romanista della spedizione azzurra in Brasile volata ieri a Manaus, la famigerata capitale dell’Amazzonia che da mesi è l’incubo di Prandelli e del suo staff. Stasera, quando in Italia sarà mezzanotte, la temperatura dovrebbe essere più vicina ai trenta che ai quaranta gradi, ma la percentuale di umidità resta altissima e fare due respiri senza soffocare rischia di essere più difficile che tenere in campo un cross. Se a questo si aggiunge un terreno di gioco in condizioni precarie (anche se dalla Fifa assicurano che sarà tutto a posto per il fischio d’inizio), ecco che finiscono per passare in secondo piano pure Rooney e Sturridge, punti fermi dell’Inghilterra a basso impatto stress costruita da Roy Hodgson. Per venirne a capo e dimostrare che certe figuracce sono relegate alle sole amichevoli, l’Italia si affida innanzitutto a De Rossi, cardine del foltissimo centrocampo disegnato da Prandelli: con la doppia firma Pirlo-Verratti sulla regia (la prova generale contro il Lussemburgo è durata 54 minuti, ma Prandelli li considera sufficienti), con Candreva e un inedito Marchisio sugli esterni, la chiave di tutto sarà la posizione di Daniele. Playmaker davanti alla linea difensiva o centrale aggiunto? Lo dirà l’andamento della partita, «ma a meno che non vengano a pressarci alto, non c’è motivo per cui si sacrifichi in difesa», ha detto Andrea Barzagli. Dovunque giochi, per lui fa lo stesso. È stato sempre così nella Roma ed è così anche in Nazionale, da dieci anni a questa parte. Prima di partire per il Brasile ha detto di avere come obiettivo le cento presenze in azzurro, significherebbe arrivare almeno agli ottavi, visto che stasera tocca quota 96. Il suo terzo Mondiale comincia con il confronto a distanza con il capitano inglese Steven Gerrard, cui in più occasioni ha rivolto parole di stima e che in Europa è forse il giocatore che più gli si avvicina per caratteristiche e personalità. In fondo, a urlare in mezzo al cerchio dei compagni per infondere loro coraggio, avrebbe potuto benissimo starci De Rossi.

Quello con Gerrard è anche un po’ il suo derby mancato: avrebbero potuto affrontarsi almeno due volte a stagione, se la scorsa estate Daniele non avesse preferito il rispetto della parola data ai milioni del Manchester United scegliendo di restare nonostante della bellissima Roma che sarebbe venuta si potesse intravedere a malapena qualcosa. Ci volevano coraggio e lealtà, due cose che a De Rossi non sono mai mancate. Anche per questo i compagni di Nazionale – tutti, da quelli storici come Buffon e Pirlo agli ultimi arrivati – lo stimano e lo considerano indispensabile per gli equilibri della squadra, non solo sul piano tattico, ma anche su quello di cuore e testa. Due anni dopo la vittoria ai rigori agli Europei, ventiquattro dopo la finale per il terzo posto di Italia ’90, azzurri e inglesi tornano ad affrontarsi in una partita che, al netto di umidità e campo bruciato, potrebbe già dire molto sulle reali ambizioni dell’una e l’altra. Prandelli se la giocherà con un modulo che ha funzionato solo in allenamento, il 4-1-4-1: davanti a Buffon c’è da risolvere il rebus di una difesa che alla vigilia della partenza ha perso Mattia De Sciglio, fermato da una contrattura al flessore. Il milanista resta in gruppo ma salta l’Inghilterra, al suo posto a sinistra potrebbe essere dirottato Chiellini, con l’inserimento accanto a Barzagli di uno fra Paletta e Bonucci, mentre a destra Darmian sembra sicuro del posto. De Rossi fra le linee, poi Candreva, Verratti, Pirlo e Marchisio (favorito su Cerci per ragioni di equilibrio), tutti a supporto dell’unica punta Balotelli. E se a qualcuno dovesse mancare il fiato, sarà De Rossi a ricordargli di respirare.

 

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