(M. Bianchini) I palloni illuminati di Francesco Totti, l’artiglieria di Totò Di Natale. Oppure il “cecchino” Destro al posto dell’”equivoco” Balotelli. Sarebbero stati sufficienti a cambiare volto e classifica alla timida Italia di Prandelli messa in soggezione dal Costarica? Fra i tanti interrogativi fioriti nelle discussioni del puntuale esercito di commissari tecnici, quello riguardante i due capitani forse merita qualche attenzione in più.
Mettiamo da parte il campanilismo, che finirebbe per banalizzare le riflessioni oneste reclamate dal quesito e inoltriamoci sul terreno della schietta obiettività. In uno sport come il gioco del calcio diventa impossibile formulare certezze. Quindi non sarà in questa sede che si potranno trovare repliche in assoluto, senza correre il rischio di scadere nella presunzione. Fuori dai ragionamenti di alte cattedre del football, desideriamo soltanto dire sommessamente la nostra. In un torneo ristretto come la fase finale dei Mondiali, non avrebbe guastato la presenza di uomini esperti sul modello di Totti, tutt’ora in grado di brillare di classe viva nella vetrina degli acerbi giovanotti bravi in casa ma ancora bisognosi di essere accompagnati per mano esperta, fuori dalle mura amiche. Immaginiamo che sullo 0-1 Prandelli avesse avuto bisogno (come è avvenuto ) di attingere robustamente alla panchina. Quale sorriso si sarebbe schiuso sulle sue labbra se avesse potuto chiedere a Totti e Di Natale di prepararsi ad entrare in campo? Il “braccio” udinese e la “mente” romanista certamente non avrebbero sfigurato nel quadro della infiacchita formazione azzurra. Due guastatori, allo stesso modo astuti e possenti fra le linee del Costarica a mostrare tutto il loro repertorio di “usato sicuro”.
Come sarebbe finita ? Nessuno può dirlo. E’ vivo però il rimpianto di non aver potuto contare su di essi. Ma adesso non cominciamo con il solito muro del pianto intitolato al “senno del poi”. La strofetta ripetitiva e noiosa è stata clamorosamente smentita da realtà ben presenti in tempi non sospetti. Per tutta la stagione Prandelli ci ha raccontato: «Totti non è da considerarsi escluso. Anzi. Al momento di stilare la lista dei partenti verranno valutate le sue condizioni».
Il Capitano, fedele alla sua dottrina che lo vede sempre in prima linea a combattere per i colori giallorossi e di riflesso pure per quelli della Nazionale, ha chiesto un supplemento ai suoi garretti non escludendo a priori di poter guidare ancora una volta il manipolo azzurro in terra brasiliana. Non è accaduto, lasciando un po’ d’amaro in bocca che diventa ancora più aspro al ricordo degli interpreti farfuglianti impegnati in Brasile a risalire la china. Eviti di sorridere la corte dell’ironia. Nessuno afferma che un giocatore, anche se fuoriclasse come Totti, potrebbe cambiare da solo il Mondiale dell’Italia. Ricordiamo soltanto che Lippi, nonostante il grave infortunio non ancora smaltito, lo volle ugualmente con se alla conquista della Coppa del Mondo. Pure con qualche anno in più, se accanto al Capitano giallorosso trovassimo l’altro Capitano Di Natale abituato a trasformare in gol i palloni suggeriti da una regia di qualità, perché non credere alle loro risorse in quel particolare frangente di risalita contro il Costarica ? Da essi sarebbe bastato ottenere il “minimo sindacale” per superare il turno e non certo risolvere i problemi di fondo che appaiono piuttosto complicati.
Proprio qualche giorno fa, in conferenza stampa, De Rossi se ne uscì con una specie di “Quanto mi manca Totti”. Il lungimirante Capitan Futuro aveva visto giusto. Francesco non manca solo a lui ma anche alla Nazionale e soprattutto ai sogni azzurri della gente, che rischiano di svanire entro giugno. Contro l’Uruguay c’è ancora tempo per gridare forza Italia, con gli azzurri a caccia dell’ultimo autobus. Peccato che il conducente non si chiami Francesco Totti.