(S.Pieretti) – Il legionario romano è pronto a estendere i confini dell’Impero. Non si accontenta, non pone limiti alla sua squadra: Daniele De Rossi pensa in grande. Novantasei presenze in azzurro e un Mondiale vinto contro ogni pronostico. «Fissare un obiettivo minimo mi sembra mediocre – afferma il centrocampista della Roma – in Germania non avevamo i favori del pronostico dalla nostra parte, sapete tutti com’è andata a finire, abbiamo vinto la Coppa del Mondo». Ottimismo sì, ma fino a un certo punto. La Costa Rica, prossima avversaria degli azzurri, ha conquistato un sorprendente successo contro l’Uruguay: ora appare un ostacolo probante. «Il loro successo in un certo modo è un vantaggio anche per noi – afferma davanti ai taccuini – se avessero perso avremmo corso il rischio di sottovalutarli. Invece hanno degli elementi molto interessanti, bisogna stare attenti. Timore? Abbiamo quella sana paura che serve per affrontare gli appuntamenti importanti. I nostri avversari sono abituati al clima tropicale, il caldo di Recife sarà un vantaggio per loro, ci vorrebbero i time-out. Prandelli ha studiato un tipo di gioco che esalta le nostre caratteristiche, il palleggio prolungato ci consente di spendere meno energie. Anche Totti si sarebbe trovato a proprio agio in questa squadra, perché con questo sistema di gioco gli uomini di qualità hanno la possibilità di giocare la palla senza essere spremuti».
Caldo tropicale e calcio d’inizio alle ore 13 locali. Non certo una situazione ideale per giocare a calcio, ma la Fifa ha deciso così. «È un orario che non rispetta né la salute dei calciatori, né lo spettacolo. Ma se avessimo giocato alle 21, in Italia sarebbe stata notte fonda, con grossi danni economici per i diritti televisivi. Fa molto caldo, ma vale per tutti. E non è soltanto un problema dei Mondiali. Anche in Italia giochiamo in notturna a gennaio, quando la temperatura è sotto zero. Gli interessi economici vengono prima della salute dei giocatori, non c’è bisogno di tirare in ballo la Fifa per rendersene conto». Capitan futuro, da sindacalista: buoni piedi e buona testa. Come gran parte dei suoi compagni di reparto che all’esordio hanno distrutto i maestri inglesi.«Abbiamo un centrocampo forte – sottolinea De Rossi – ma penso sia esagerato dire che è il migliore del mondo. Il nostro reparto è forte da tanti anni, in questo torneo abbiamo giocatori che si integrano bene. Non è stato il centrocampo a vincere da solo la partita con l’Inghilterra, è stato determinante l’impegno di tutta la squadra. Abbiamo avuto un pizzico di fortuna, ma abbiamo giocato bene e vinto con merito. Non mi sento un giocatore insostituibile, è sbagliato pensare che ci sia qualcuno insostituibile. Ci sono almeno due o tre calciatori che – con caratteristiche diverse – possono ricoprire il mio ruolo. Thiago Motta, ad esempio, può giocare davanti alla difesa: forse è meno dinamico di me, ma ha più classe e qualità».
Un reparto eccellente, con un maestro come Pirlo pronto a dirigere l’orchestra per l’ultima volta. «Ha deciso che alla fine dei Mondiali lascerà la Nazionale, questa cosa mi tocca nell’animo – afferma il romanista – ho condiviso con lui la stanza dei ritiri per oltre dieci anni. È un esempio per tutti; non protesta, non simula, merita l’affetto della gente, è un campione che riceve consensi in ogni angolo del mondo. Io non prendo in considerazione l’ipotesi di lasciare la Nazionale, onorerò la maglia dell’Italia finché posso». Cuore azzurro.