(L. Loiacono) – Potrebbe tomare ad essere un prato verde ed ospitare la squadra dilettanti, Campo Testaccio, di cui oggi resta solo una buca. Un cantiere mai partito su cui si giocano solo ricorsi e contro-ricorsi in tribunale. L’ultima sentenza, quella del 6 giugno scorso, vede il Tar del Lazio riassegnare l’area alla competenza del Comune di Roma. Ma il costruttore assicura di voler ricorrere al Consiglio di Stato, salvo un tavolo tecnico per trovare una mediazione bonaria. E allora, intanto, la trattativa parte dal campo stesso. Ad annunciarlo è l’assessore capitolino allo sport, Luca Pancalli: «La prossima settimana incontrerò il concessionario del campo sportivo, l’Asd Testaccio. Ripristinare l’area costerebbe oltre 200mila euro e la somma andrebbe messa in bilancio. I tempi possono anche essere stretti perché la sentenza del Tar ha effetto immediato, quindi possiamo agire subito. Mi consulterò con l’awocatura del Comune per capire come muoverci anche per quanto riguarda il possibile ricorso al Consiglio di Stato. Va da sé che l’obiettivo principe è quello di ripristinare il campo quanto prima».
Ma della querelle tra il Campidoglio e il costruttore del parcheggio interrato ai romani importa poco. Quel che conta è il Campo, soprattutto per i tifosi della AS Roma ma anche per tutti coloro che possiedono una memoria storica calcistica. Lì ha giocato l’Associazione Sportiva Roma dal 3 novembre del 1929, la prima in casa contro il Brescia, fino al 30 giugno del 1940 con un 2-1 contro il Livorno. Un campo all’inglese, progettato dall’ingegnere Silvio Sensi padre del presidente del terzo scudetto della Roma, Franco Sensi. Uno stadio da 20mila spettatori sempre pieno, capace di rendere quella squadra testaccina, appunto. E oggi? Oggi resta la testardaggine di tutti coloro che, quel campo, vorrebbero rivederlo vivere.