(E. De Franceschi) – Il volto è tirato, il sorriso pure. Mai visto un Cesare Prandelli così teso. E lo amette lui stesso: «E’ la vigilia più importante della mia carriera, ma quando fummo sorteggiati in questo girone avremmo pagato per essere in questa situazione all’ultima partita». La sua Italia si gioca tutto in 90’. Dentro o fuori contro l’Uruguay dei mostri Cavani e Suarez. A Natal alle 18 serve vincere o pareggiare per qualificarci agli ottavi come secondi del girone e affrontare probabilmente la Colombia sabato al Maracanà di Rio. «Parliamo troppo di tattica, è controproducente: questa volta contano le motivazioni e l’Uruguay ha un senso patriottico che noi non abbiamo. Ricordiamoci che giochiamo per la Patria».
Prandelli gonfia il petto e veste panni da Vittorio Pozzo che a suoi giocatori in ritiro negli anni ’30 faceva cantare «Il Piave mormorava…» per motivarli alla vittoria. Terza partita e terza rivoluzione tattica. Si va in campo con un 3-5-2 che sa tanto di 5-3-2 con Darmian e De Sciglio frecce sulle fasce e, soprattutto, Balotelli con Immobile in attacco. Sarà l’esordio dal primo minuto al Mondiale per il capocannoniere della serie A, 22 gol senza rigori. Una coppia mai vista e provata finora. «Ciro sa attaccare la profondità, ha senso del gol e aiuta la squadra – spiega Prandelli -. E’ un interprete moderno del ruolo, in prospettiva ha le caratteristiche per essere un giocatore completo. Mai detto che non possa giocare con Mario ». Nel ritiro di Natal l’aria che tira non è buona. Gli spifferi segnalano tensioni nello spogliatoio, un Cassano irriquieto e poco amato dai compagni. E pure Prandelli, nonostante un rinnovo biennale firmato prima di volare in Brasile, si gioca il futuro. Davanti a un flop, il suo futuro da commissario tecnico non sembra così blindato. «Siamo ancora in corsa, dobbiamo avere solo pensieri positivi. Buffon parla di fallimento in caso di eliminazione? Ho detto alla squadra di non pensare al dopo… »