Chi eri quattro anni fa? Con chi stavi? Non eri o eri ancora sposato? Quanti figli avevi o ancora non avevi? Quante vite hai lasciato, cambiato, iniziato nel frattempo?
I mondiali di calcio, tra le altre cose, sono lo scadenzario della nostra esistenza, come tanti tagliandi che la vita ci obbliga a fare, tra bilanci di soddisfazione e di amarezza; tra i vorrei che non hai potuto e le semifinali che non credevi il destino ti concedesse; tra le rughe d’espressione che affioravano nello sguardo mentre sfiorivano i dribbling di Keegan, conoscevano l’autunno i goal di Lineker, si appesantiva la corsa di Briegel.
Ci sono amici dai quali eri inseparabile nel 1990 e che quattro anni dopo avevi perso di vista, proprio come la traiettoria di quel rigore di Baggio; con loro magari avevi fatto anche progetti che già profumavano di successo e che poi non capisci che fine abbiano fatto, come le ambizioni della Colombia di Valderrama o della Spagna di Raul, come Maradona quando pensava che un nome bastasse ad allenare.
Dove sono finiti quelli che eravamo quattro anni fa? Dove saremo arrivati – o tornati – tra quattro anni? L’unica certezza è che guardandoci indietro, nello sgabuzzino dei mezzi ricordi, riconosceremo nitidamente tutte le estati in cui c’era la Coppa del mondo.