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AS ROMA Uçan vola sulle ali della libertà

Ucan
Ucan

In attesa di conoscere l’impatto di Iturbe la Roma e i romanisti si stropicciano gli occhi assistendo alle giocate di Uçan. Rudi Garcia, che è furbo come una volpe e molto meno istintivo, nella prima amichevole ha tenuto da parte l’argentino di stirpe paraguaiana e invece non ha risparmiato nessun test attitudinale al turco.

Ed è rimasto soddisfatto.  Uçan ha fatto quello che sogna di fare. Il centrocampista libero di inventare. Il creativo da bohème. Capellone in testa e nell’animo. Perdi pure qualche pallone, gli ha suggerito all’inizio Garcia, ma inventa gli spazi. Non poteva chiedergli nulla di più gradito. Il ruolo anarchico appena creato per lui gli ha consentito anche di segnare.

 Naturalmente l’allenatore gli spiegherà che cosa si può e che cosa non si può e lavorerà intorno a una certa pesantezza di andatura che il ragazzo si porta dietro dai ritmi turchi oppure semplicemente dalla mezza estate trascorsa ad aspettare l’invito ufficiale della Roma.

Da parte sua Uçan ha trovato ciò che insegue da quando era bambino e giocava nella squadretta di Marmaris prima ancora di essere cooptato dall’accademia del Bucaspor di Smirne: libertà.

Da se stesso e dalle sue inquietudini, prima di tutto. Lo portarono via dalla famiglia che era adolescente, non con la forza ovviamente bensì per libera scelta di tutti. Però lui ci piangeva su e voleva tornare. Non tornò perché sapeva che solo inseguendo la libertà sarebbe diventato calciatore, il che per lui equivaleva in quel momento a diventare felice.

La gabbia. Libertà vuol dire fiducia. Così Uçan si è sentito perfettamente a suo agio con il primo allenatore al Fenerbahce, squadra che aveva preferito a Liverpool e Atletico Madrid perché di mare da solcare gli bastava e avanzava quello sul quale aveva sempre vissuto e il Corno d’Oro che taglia in due Istanbul. Il secondo allenatore invece voleva ingabbiarlo in una zona troppo ristretta del campo. Troppo ristretta per lui, che respirava a fatica in quei quadrati d’erba da cui gli era vietato allontanarsi.

Il primo compagno di squadra che ha incontrato all’arrivo a Trigoria è stato Benatia. Altri si sarebbero spaventati. Uçan ha piantato il suo sguardo in quello sguardo duro e a gesti ha chiesto: ciao, mi fai vedere come funziona questo posto? Qualsiasi storia comincia con un nuovo amico.

Fonte: Corriere dello Sport

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