(G.Piacentini) – È ripartita ieri la seconda Roma di Rudi Garcia. Lo ha fatto con l’animo molto più leggero rispetto alla prima, che doveva cancellare il «26 maggio», cioè la finale di Coppa Italia persa contro la Lazio. I fischi e la contestazione di dodici mesi fa sono stati sostituiti dagli applausi per tutti, perfino per Mehdi Benatia. Tanto l’entusiasmo e tanti i buoni propositi dei calciatori: tutti quelli che hanno incrociato sulla loro strada un microfono hanno pronunciato la parola scudetto.
La fiducia è tanta, soprattutto ora, che la principale antagonista dello scorso anno ha perso Antonio Conte. La Roma non può e non vuole nascondersi, così come vuole fare bella figura in Champions: l’inizio sarà proibitivo, visto che sarà inserita in quarta fascia, e per questo difficile da sostenere, soprattutto dal punto di vista psicologico, se non si hanno calciatori con la giusta esperienza. E proprio in questa direzione è andato finora il mercato della Roma, che Sabatini ha condotto in maniera intelligente, ma sconfessando quel progetto giovani che era alle fondamenta della sua filosofia all’inizio dell’esperienza in giallorosso.
Il cambio di rotta cominciato lo scorso anno con gli arrivi di Maicon e De Sanctis, è proseguito con quelli (a costo zero) di Keita, Emanuelson e Cole: 98 anni in tre ma soprattutto più di 1.500 presenze complessive in carriera. «Ho sempre avuto — le parole di Cole in conferenza — un buon rapporto con Mourinho, ma gli anni passano e probabilmente non ero più utile al loro progetto. Ho scelto la Roma perché mi ha voluto fortemente». E perché gli consentirà di continuare a giocare ad alti livelli in Europa. «Sono qui per disputare la Champions e per provare a sollevare trofei: speriamo di vincere il campionato». Nessun rimpianto per aver lasciato, dopo 14 anni, Londra: «A volte i calciatori britannici hanno paura di andare all’estero, sono abituati alla cultura inglese». Dichiarazioni che non sono state apprezzate oltremanica. «Il campionato italiano è più adatto ai ritmi di Cole, che entra nel crepuscolo della sua carriera» il commento sarcastico del Guardian. A Trigoria c’è chi è pronto a giurare sul contrario, come accadde lo scorso anno con Maicon.