(F. Monti) Sono giorni decisivi per il futuro della Federcalcio. Tra lunedì e giovedì, il presidente della Lega Dilettanti, Carlo Tavecchio, incontrerà le varie componenti federali per capire, in via definitiva, se la sua candidatura potrà contare su quelle larghe intese, necessarie non soltanto per essere eletto, quanto per poter guidare un governo di pesanti riforme. L’incontro più delicato sarà quello con l’Assocalciatori, guidata dal presidente, Damiano Tommasi, che spinge per la discesa in campo di Albertini.
Da questo vertice potrebbe nascere una nuova ipotesi di lavoro, con Albertini candidato alla presidenza, attraverso un programma fortemente innovativo (meno stranieri; riforma dei campionati; più spazio ai vivai e alle nazionali); Tavecchio confermato nel ruolo di vicepresidente vicario, con alcune deleghe significative; l’ingresso di alcune figure «tecniche», destinate a lavorare per rendere concreto il rinnovamento della struttura federale. Questa nuova situazione dovrà essere verificata soprattutto con la Lega di Milano, che giovedì prossimo celebrerà la propria assemblea, dalla quale dovrebbe emergere, se non una candidatura, almeno una linea da seguire, visto che la spaccatura fra le 20 società è profonda, con il cartello Milan- Lazio da una parte (favorevole alla soluzione-Tavecchio) e quello Juve-Roma dall’altra, visto che i due club spingono per un nome nuovo, che al momento non può non essere Albertini.
Martedì, invece, Tavecchio incontrerà la Lega di serie B, che non si è pronunciata sul candidato, ma che chiede chiarezza nei programmi; giovedì, in contemporanea con l’assemblea della serie A, Tavecchio incontrerà Lega Pro e Assoallenatori. Venerdì prossimo a Roma si terrà il Consiglio federale (si parlerà di iscrizioni ai campionati) e sarà l’occasione per un ulteriore confronto fra le parti. L’obiettivo è quello di arrivare ad una candidatura unitaria per l’assemblea fissata a Roma per l’11 agosto; il tutto non tanto per arrivare ad un’elezione-plebiscito, quanto per evitare spaccature nel governo della Figc, che sei mesi dopo l’elezione del presidente, e di fronte all’impossibilità di governare, potrebbe portare al commissariamento della federazione.