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CORRIERE DELLA SERA Sviste, rigori e fughe: le finali dal fischio fatale

Rizzoli
Rizzoli

(F. Monti) – Arbitrare la finale della Coppa del mondo è il punto di arrivo di una carriera, ma è anche una grande responsabilità. Lo sa bene Nicola Rizzoli, architetto di Mirandola, 42 anni, sezione di Bologna, designato dalla Fifa per Germania- Argentina. In 84 anni chi ha fischiato l’ultimo atto del Mondiale non ha mai avuto una vita facile. Il belga Jean Langenus, scelto per Uruguay-Argentina (4-2, 30 luglio 1930) deve mettere d’accordo le due squadre che vorrebbero giocare con il proprio pallone; lui decide di usarne uno per tempo. Prima di accettare la designazione, ottiene la garanzia di essere scortato fino al primo bastimento in partenza per l’Europa, appena finita la partita.

Nel 1934, Italia-Cecoslovacchia (2-1) viene affidata allo svedese Ivan Eklind (1905-1981), che ha già diretto la semifinale fra gli azzurri e l’Austria (1-0). La stampa neutrale lo accusa di aver favorito le vittorie dell’Italia, che gioca in casa; gli austriaci contestano il gol di Guaita, ma la Fifa lo conferma nel 1938 e nel 1950. George Reader (1896-1978), maestro di scuola, inglese e arbitro di Brasile- Uruguay 1-2 (16 luglio 1950), il Maracanazo, resta il fischietto più vecchio designato per un match mondiale (non è una vera finale, ma l’ultimo atto di un girone): 53 anni e 236 giorni. Un altro inglese, William Ling (1908- 1984), dirige Germania Ovest-Ungheria a Berna (3-2, 4 luglio 1954) e in chiusura annulla il gol del 3-3 (Puskas) per un fuorigioco millimetrico.

Il 29 giugno 1958, il francese Maurice Guigue si fa notare perché appena finisce Brasile-Svezia 5-2, scappa dal campo con il pallone, che vorrebbe tenersi per ricordo. Ma il massaggiatore brasiliano Mario Americo lo rincorre e gli strappa la palla per darla a Pelé. Nikolay Latyshev (1913-1999), docente universitario a Mosca, viene premiato con la finale del 1962, Brasile-Cecoslovacchia (3-1): non vede un mani in area enorme di Djalma Santos. Il 30 luglio 1966, a Wembley, l’episodio che non si cancella: all’ 11’ del primo supplementare di Inghilterra-Germania Ovest ferma sul 2-2, il pallone calciato da Hurst sbatte sull’interno della traversa, ricade, tocca terra e viene buttato in angolo. L’arbitro svizzero Gottfried Dienst si rivolge all’assistente sovietico Tofiq Bakhramov (è nato a Baku, Azerbaijan, 1926-1993), rimasto fermo con la bandierina abbassata. Cambia idea: «È gol» e indica il centrocampo. L’ Inghilterra passa in vantaggio (chiuderà sul 4-2), con quello che resta il gol fantasma per definizione. Lo studio dell’università di Oxford chiarirà che il pallone non aveva superato la linea di porta per 6 centimetri. Per questo sulla vicenda sono fiorite storie anche curiose: Bakhramov, ex ufficiale dell’Armata Rossa, avrebbe cambiato parere, dopo aver sentito qualcuno del pubblico urlare: «Ricordati di Stalingrado», in riferimento alla battaglia combattuta tra il 1942 e il 1943. Nella sua autobiografia, Bakhramov spiegherà di essersi sbagliato, convinto che il pallone avesse colpito non la traversa, ma la rete. Il 7 luglio 1974, John Keith Taylor (1930-2012), inglese, non avverte alcuna sudditanza psicologica: in Germania- Ovest-Olanda (2-1), fischia un rigore a favore degli olandesi dopo un minuto (Neeskens); poi ne fischia un secondo per i tedeschi (Breitner) dopo 25’.

Nel 1978, tocca a Sergio Gonella, che dimostra grande condizione atletica: Argentina-Olanda (3-1) si decide ai supplementari. L’onnipotenza di Joao Havelange, presidente della Fifa, è certificata anche dal fatto che toccano ai brasiliani le finali del 1982 (Coelho) e Arppi Filho (1986). L’8 luglio 1990, in Germania Ovest-Argentina, il messicano Edgardo Codesal fischia un rigore che non c’è per i tedeschi: decide Brehme (40’ s.t.); espulsi anche Monzon e Dezotti. Bilardo e Maradona urlano di rabbia. Said Belqola (1956-2002), ispettore doganale marocchino, è l’unico arbitro africano finora designato per una finale: Francia-Brasile (3-0, 12 luglio 1998). Pierluigi Collina, designato per Brasile-Germania (2-0, 30 giugno 2002), arbitra in maniera esemplare e salva la Fifa dallo scandalo di fischietti e assistenti scelti fin lì solo in base a criteri geopolitici. In Italia-Francia (5-3, 9 luglio 2006), l’argentino Marcelo Elizondo è il primo a espellere un giocatore (Zidane) attraverso la tecnologica a bordocampo (segnalazione del quarto uomo, Medina Cantalejo, dopo aver visto il monitor). Il 9 luglio 2010 (Spagna-Olanda 1-0), l’inglese Howard Webb deve estrarre 14 cartellini gialli e uno rosso. «Credevo fosse una partita, è stata una guerra».

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