(G. Piacentini) Dopo il gol che ha regalato alla Roma la vittoria di prestigio contro i campioni d’Europa del Real Madrid, ora anche in America sanno bene chi è Francesco Totti.
I tifosi di Dallas, infatti, gli hanno regalato la standing ovation quando ha lasciato il campo mentre gli europei (soprattutto i media spagnoli) lo hanno definito ancora una volta «immortale», «eterno» e «inarrivabile».
Merito della rete al 13’ del secondo tempo (velo del capitano e assist di Florenzi, schierato terzino destro) che contro la squadra di Ancelotti ha regalato a Totti una visibilità mondiale e alla Roma la possibilità di accedere alla finale della Guinness Cup. I giallorossi sono secondi a pari merito con l’Inter e a -2 dallo United capolista mentre il Real è ultimo a solo 1 punto.
Totti però non si fa illusioni: «L’importante era fare bene e dimostrare che la Roma c’è, ma la Champions è un’altra storia. Sono realista, ci sono squadre molto più forti di noi ma proveremo a rendere la vita difficile a tutti». In Italia però la Roma oggi ha pochi rivali. «È costruita per vincere e vogliamo fare meglio dello scorso anno quando abbiamo trovato una squadra che ha fatto tutti i record possibili. Abbiamo l’organico per lottare per lo scudetto, cercheremo di vincerlo come abbiamo fatto nel 2001. La standing ovation? Il Real è sempre stata la mia seconda squadra, è un orgoglio sentire gli applausi dei suoi tifosi».
Allo scudetto, e lo dice senza mezzi termini, è rivolto anche il pensiero di Garcia: «Per noi la priorità è il campionato, già passare il girone in Champions sarebbe una bella cosa. Siamo sulla strada giusta, soprattutto per quanto riguarda l’atteggiamento e il carattere mostrato. Abbiamo saputo soffrire nel primo tempo». Tutti promossi quindi, anche se qualcuno, come Iturbe, in questa tournée americana sembra ancora lontano dalla forma migliore: «Si è impegnato molto — ha spiegato Garcia — ma deve ancora lavorare tanto, sia perché è giovane, sia perché si deve inserire in squadra e capire il nostro modo di giocare. Dobbiamo dargli tempo».
È inserito alla perfezione invece Benatia. «È stata dura, ma abbiamo avuto un grande atteggiamento», il tweet del marocchino. Unica nota stonata, la rissa ad inizio partita tra Keita e Pepe: sono volati insulti e bottigliette, i compagni li hanno separati, ma la ruggine è rimasta. Ed è stato il romanista, su Twitter, a ricostruire quanto successo: «In un Barça-Real mi ha chiamato scimmia. Non gli ho stretto la mano, lui mi ha sputato. E solo dopo gli ho lanciato una bottiglietta. Mi scuso per il mio comportamento». La società lo ha compreso, Garcia non ha infierito. Anzi, ha mandato a dire a Pepe, senza tanti giri di parole, di aver avuto un comportamento «non da campione». Il tecnico è irritato anche per il mancato arrivo di Gervinho. L’ivoriano non ha ancora risolto i problemi con il visto. Se la situazione non dovesse sbloccarsi in mattinata, sarà costretto ad aspettare il ritorno dei compagni a Trigoria.