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GAZZETTA DELLO SPORT Cole, stella globale che predica umiltà e studia l’italiano

Cole Boston
Cole Boston

(D. Stoppini) Un po’ come parcheggiare in garage una Ferrari che vale più della casa tutta. Questo è Ashley Cole: oltre 2 milioni di follower su Twitter, cinque volte tanto quelli del profilo ufficiale della Roma. Uno che ama la vita e in Inghilterra i tabloid non hanno mai smesso di ricordarglielo. Il primo dei nuovi che James Pallotta ha voluto conoscere. Cuffiette, il vantaggio della lingua inglese, interviste, hangout con Welbeck: tutto questo è la tournée di Cole. Due giorni fa, a Boston, un bambino scommetteva con il fratello: «Ma quello è Ashley Cole!». E l’altro: «Macché, non può essere, gioca nel Chelsea…». Poi la squadra è rientrata negli spogliatoi, il dubbio tra i due era rimasto irrisolto. Così il più grande si è avvicinato e ha chiesto al gruppo Roma: «C’è Cole?». Sì, c’è Cole, scommessa vinta. La scommessa che con lui vuole vincere Rudi Garcia. Raccontano che quando i dirigenti hanno chiesto al tecnico un parere sull’opportunità di portare il giocatore in giallorosso, lui abbia risposto quasi scocciato: «Me lo chiedete pure? Perché non è già qui?».

Con Totti Cole è entrato nel gruppo con la stelletta addosso del leader. Magari pensi: questo se la tira. E invece no. E invece ha colpito per l’umiltà che manca a chi non ha vinto neppure un decimo quanto lui. Tanto per dirne una: ha già iniziato con le lezioni di italiano, con il traduttore che quotidianamente segue le conferenze stampa della Roma. «E in campo, durante il possesso palla, cerca di rivolgersi ai compagni in italiano, questa è una grande cosa», ha svelato Garcia. In hotel dorme in camera singola, «privilegio» concesso solo ai big. È riservato e curioso, stramba sintesi di uno che adora ascoltare musica con le cuffie ma poi non vede l’ora di scambiare qualche battuta specie con De Rossi, ma anche con Pjanic e Nainggolan. Con Totti, invece, il feeling lo sta costruendo in campo: i due si sono cercati più volte nel test col Liverpool. È una regola non scritta in casa Roma: quando Totti dona il pallone con regolarità a un compagno, vuole dire che di quel compagno c’è da fidarsi. I due si annusano, anche a margine dell’allenamento: più volte Cole ha scherzato con Vito Scala, l’alter ego del capitano. E il cucchiaio su rigore sfoggiato dall’inglese qualche sgambata fa è sembrato un inno all’intesa.

Aria di Premier Il punto interrogativo è relativo all’età e a un ambientamento che in Italia, per gli inglesi, non è mai semplice. «Ho scelto la Roma per vincere, se non succede sarà una delusione», ha detto prima di far arrabbiare in un colpo solo i giornalisti inglesi e quelli americani. I primi lo criticavano per non aver accettato il Liverpool, accusandolo di aver scelto la Roma solo per svernare. Così lui ha risposto: «Se avessi voluto starmene in spiaggia avrei optato per la Mls». Frase che a quel punto ha fatto imbufalire gli americani, che gli hanno dato dell’«ignorante». No problem, meglio divertirsi. Magari nella sfida a distanza a colpi di quiz show andata in scena on line con Welbeck. Tra una lezione d’italiano e l’altra.

 

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