(M. Cecchini) – Se c’è un ideologo dietro il comunicato degli ultrà della Roma, forse non deve essere un genio. Partorirlo a due giorni di distanza dall’incontro tra i vertici del calcio italiano e Angelino Alfano, ministro dell’Interno, non fa altro che confermare la necessità del giro di vite in arrivo. La norma su cui il Viminale punta molto è l’introduzione del Daspo di gruppo che, in presenza di azioni commesse da un nucleo distinguibile di violenti, può scattare per tutti i componenti, a prescindere dal tipo di partecipazione esercitata. Ad esempio, se un pullman di tifosi assaltasse un autogrill, tutti i passeggeri sarebbero sottoposti all’interdizione dagli stadi. Non solo: ai capi riconosciuti del gruppo la pena potrebbe essere anche raddoppiata. Questo, secondo le forze dell’ordine, potrebbe portare alla decapitazione di tutti i raggruppamenti ultrà che infrangessero le regole, senza incorrere nei principi di incostituzionalità che il Daspo a vita (evocato dopo il 3 maggio) inevitabilmente comporterebbe. Tutto il pacchetto, poi, sarà ivarato con un decreto legge che sarà discusso prestissimo dal Consiglio dei ministri. Con una raccomandazione di fondo ai club: tagliate ogni rapporto con gli ultrà. Ma il calcio italiano non sembra popolato da eroi.