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GAZZETTA DELLO SPORT Figc, Tommasi: “Le parole di Tavecchio? Sono sconcertato. Così non si è credibili contro chi discrimina”

D.Tommasi
D.Tommasi

(M. Iaria) Damiano Tommasi, presidente dell’Assocalciatori, cosa ha pensato ascoltando la frase razzista di Tavecchio?

«Sono rimasto sconcertato, non solo per ciò che ha detto ma per il silenzio degli altri. In passato ci sono state prese di posizione contro il razzismo che stavolta non ho registrato. Ho ricevuto tante telefonate di calciatori indignati. Queste sono frasi che spiazzano. Di certo una partenza così non aiuta a parlare poi di programmi e politica federale».

Quella frase è coerente con le iniziative promozionali e sanzionatorie delle istituzioni calcistiche in tema di discriminazioni?

«Come per le risse che scoppiano in campo o per quelle a cui abbiamo assistito talvolta in Parlamento, risulta difficile mantenere poi la stessa credibilità nel portare avanti certe battaglie. Penso alle azioni di contrasto al razzismo negli stadi. È il rischio che si corre se non stiamo attenti a scivoloni che non ci devono essere. È come il genitore che non mette la cintura e poi dice al figlio di farlo».

Ritiene giusto che Tavecchio faccia un passo indietro?

«Dipende dalla sensibilità di ognuno. Noi come calciatori e tecnici candidiamo Albertini alla guida della Figc perché lo riteniamo il più indicato a riportare il progetto sportivo al centro delle politiche federali. I numeri dicono che Tavecchio ha l’appoggio delle leghe, speriamo che fino all’11 agosto quelli che non stanno con Demetrio riflettano e maturino un’idea diversa».

Parliamo, appunto, di programma. Tavecchio propone di abbassare dal 75% al 65% il quorum per le modifiche statutarie. Non è un passo in avanti per porre fine alla logica dei veti?

«A me pare una provocazione chiara, visto che Tavecchio è sostenuto dalle quattro leghe, che sommano il 68%. L’obiettivo è di estromettere le componenti tecniche, che hanno il 30%, dalle decisioni sul futuro del calcio italiano. Quelle stesse componenti tecniche che una legge ha riconosciuto e che è giusto che si prendano le loro responsabilità e partecipino alle scelte da compiere, visto che in campo ci vanno calciatori e allenatori».

E allora cosa si può fare per rompere l’immobilismo della Federazione?

«Intanto dare il giusto peso alla Serie A, però a una Lega che non sia espressione di ciò che è oggi, ossia la somma di venti individualità. Il calcio italiano va a due velocità, quella del professionismo e quella del dilettantismo, che devono essere amministrate con due processi decisionali diversi».

Tavecchio ha detto no alle seconde squadre e sì alle multiproprietà.

«Non mi risulta che le multiproprietà siano un progetto sportivo. Le seconde squadre se accompagnate e al minimo di calciatori vivaio. Il vantaggio delle che durante la stagione lavora e si migliora una partita in prima l’obiezione è che spazio all’Italia dei non si capisce perché ridurre la Lega Pro club. Le seconde squadre non devono sostituire i campanili ma chi non si iscrive, oppure essere un’aggiunta».

Ci sono punti di convergenza col programma di Tavecchio?

«Ci sono cose che tutti vorremmo fare. sulla riduzione professionistiche mesi ma non si trova quadra. Noi siamo d’accordo, direzione di una maggiore serietà e solidità dei club, in modo che si evitino i fallimenti. ricordiamoci che il calcio è uno sport: per far crescere l’appeal delle competizioni e ridurre il rischio di illeciti e scommesse, bisogna dare un senso ai campionati fino all’ultima giornata. E rendere meno catastrofico l’evento delle retrocessioni ».

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