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GAZZETTA DELLO SPORT La Roma B fa paura: vale quasi l’Europa

Roma
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(D. Stoppini) Qui a Denver la gente si impressiona poco: difficile in fondo stupire in una città dove la marijuana si vende liberamente, c’è un coffee shop ogni quattro passi e fai fatica a distinguere un homeless da uno che invece la casa ce l’ha ma non riesce a ritrovarla al termine di una serata sbandata. «Welcome to Colorado» gridavano ieri i tifosi della Roma, la maggior parte americani, all’arrivo dei giocatori in città. Chissà se loro sono riusciti a meravigliarsi anche per il soccer, per una squadra che sta costruendo il suo sogno. Un italian dream, perché lo scudetto è obiettivo certificato, i 45 milioni di euro (per il momento) spesi sul mercato sono lì a testimoniarlo. Eccolo, allora, un modo per stupirsi anche di fronte al pallone. Basta mettere su carta l’immaginaria Roma B, quella delle riserve, la squadra che dovrebbe far tremare pensando all’assenza dei titolari e invece rassicura forse più dell’undici base.

I lati positivi… La dimensione del mercato della Roma è tutta qui. Non è Iturbe, non è Cole. Sono gli altri. Sono quelli che fanno sorridere Garcia pensando alla Champions che verrà, al doppio impegno che, come tutte le volte, prima diventa un obiettivo poi quando si materializza assume i contorni di un mostro. La Roma invece non si spaventa. La Roma spaventa. Perché nella squadra B c’è una coppia centrale formata da Romagnoli e Astori. C’è un attacco che giocherebbe titolare in almeno 15 squadre su 20 della Serie A. C’è un centrocampo con Keita — 16 trofei in carriera —, Nainggolan e uno a scelta tra Uçan e Paredes, due che l’altro giorno a Boston, quando a fine allenamento si sono messi a giochicchiare per conto loro, hanno cominciato a tirare fuori numeri che neppure al circo. Diceva Garcia a chi gli chiedeva di un centrocampo non brillantissimo contro il Liverpool: «Vorrei ricordare che fuori causa al momento abbiamo De Rossi, Pjanic e Strootman, il nostro reparto titolare». Come a voler sottolineare la propria forza. Come a compiacersi della creatura che ha tra le mani.

…e i rischi Perché per un allenatore è un bell’andare. In fondo era stato lo stesso Garcia a chiedere di raddoppiare e in qualche caso triplicare tutti i ruoli, con giocatori per la maggior parte di esperienza. E allora, se un rischio c’è in tutta questa operazione, è la gestione del gruppo. Aiutati che Dio t’aiuta, si dice. Perché i risultati saranno sì l’obiettivo, ma pure il grimaldello per far sì che anche gli eventuali scontenti non creino polemiche. Ljajic è l’esempio lampante della scorsa stagione, un caso rimasto quasi sempre sotto traccia proprio perché la Roma metteva insieme partite da copertina una dopo l’altra. Non sarà semplice, per Garcia, spiegare a gente che in carriera ha vinto parecchio che «no, non giochi tu, vediamo la prossima volta ». Ma è una strada obbligata, non c’è altro percorso. E la Roma lo sa.

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