(D. Stoppini) – «Quando sogni qualcosa con tanto ardore, non c’è niente che possa fermarti». Così scriveva su twitter Alan Arario sei giorni fa. Il desiderio di cui è sopra era la Roma. Realizzato, perché l’argentino è sbarcato a Fiumicino sabato e ieri ha messo in rete le foto dell’albergo nella zona sud di Roma nel quale si sta già allenando, il Mancini Park hotel. Lo stesso, perché i segnali vanno colti tutti, che cullò da vicino i primi giorni romani di Erik Lamela, pure lui ex River, pure lui un talento finito nella rete di Sabatini. Perché Arario è solo apparentemente uno sconosciuto.
LA FUGA A MADRID In Argentina lo dipingono come un predestinato. Il River se lo coccola da quando aveva 8 anni. Per carità, con alti e bassi. Perché nel 2009, quando gli anni di Arario erano 14, il ragazzino sparì dal campo di allenamento per una settimana. Divenne un caso mica da poco, finì sulle prime pagine dei quotidiani sportivi argentini. Poi si scoprì la verità: Alan, accompagnato dalla famiglia, se n’era andato a Madrid per un provino con l’Atletico. Atletico che nelle scorse settimane ha riprovato il blitz. Niente da fare: Sabatini l’ha bloccato e in stile Sanabria lo girerà altrove. Un ritratto? Nel River Arario ha giocato in tutti i ruoli dal centrocampo in su. Le ultime relazioni, quelle della Dallas Cup di aprile, lo descrivono come una mezzala dai piedi d’oro. È un ‘95, ha imparato a sognare presto.