(D.Stoppini) – Il Garcia 2.0 fa così: allenamento chiuso, i dettagli vanno curati, siamo a fine luglio ma chisseneimporta. Perché la strada per la vittoria è lunga e piena di insidie: «L’unica pressione che abbiamo è quella che viene da noi stessi. Sappiamo che il nostro obiettivo è lo scudetto», dice lui. «Under pressure», canterebbero i Queen, ecco la sfida più grande dell’allenatore. Perché un anno fa aveva tutto da guadagnare: si guardava intorno e Roma bruciava che neppure Nerone. Ora Roma brucia di voglia. E di aspettative, figlie del rendimento della scorsa stagione e di un mercato doc. Che magari neppure è finito, se è vero che dopo Ferreira Carrasco ora nel mirino di Sabatini è rientrato pure Darmian.
FUORI PURE LA TV DI CASA Under pressure, chissà come reagisce Garcia. Fin qui impeccabile, nella gestione del ritiro, della comunicazione, dello spogliatoio. Per dire: ieri voleva regalare alla squadra un allenamento in tutta tranquillità e così ha chiuso le porte della Denver University a tutti, anche alla tv di famiglia, Roma Channel. Fuori tutti, tutti più sereni. Per il rafting c’è da fare un’ora d’auto e il tempo non convince? Meglio allora un pomeriggio in più di relax ai calciatori. Flessibile al punto di giusto, guai però a superare il segno. I suoi uomini raccontano di averlo visto molto più duro con la squadra nell’autunno di un anno fa, nel periodo dei quattro pareggi consecutivi che di fatto tanto costarono alla Roma in ottica scudetto. Perché qualcosa non gli era andato a genio e allora si era messo a puntualizzare su tutto, orari e cibo in primis. Bastone e carota, ma molto più carota che bastone: così ha conquistato il gruppo e il gruppo ha conquistato lui. Perché Garcia ha avuto i risultati dalla sua parte. Ora è atteso lì dove non è mai riuscito, una vittoria al secondo anno di gestione. Al Lilla il campionato arrivò al terzo tentativo. La Roma glielo chiede subito. E intorno gli ha messo a disposizione un buffet abbondante. Lo ha accontentato sul profilo contrattuale, con il rinnovo fino al 2018. E soprattutto seguendo in pieno le sue direttive sul mercato. Gli acquisti di Keita e Cole, oltre la cessione di Dodò all’Inter, portano leggibilissima la sua firma: usato sicuro, rischi zero. Avrebbe voluto pure Basa, Garcia, ma il Lilla ha rifiutato l’offerta della Roma e allora il tecnico ha spinto per Astori. Ha messo bocca pesantemente sulla faccenda Benatia, rimotivando il marocchino e convincendolo a fissare una dead line come un anno fa con De Rossi. Ha alzato un muro su Strootman, fosse per lui terrebbe pure Ljajic.
MERCATO Ma certo se l’addio di Ljajic fosse l’apripista per un nuovo affare, magari gli scenari cambierebbero. «Abbiano rinforzato la rosa non cedendo nessuno — ha detto a margine della presentazione dei calendari l’a.d. Claudio Fenucci —. Ma il nostro mercato non è finito qui». Proprio vero. Perché Ferreira Carrasco è virtualmente un giocatore della Roma: il belga dovrebbe sbarcare nella Capitale entro la settimana, probabilmente giovedì. Spedito Jose Angel al Porto — c’è solo da definire la formula, prestito con obbligo di riscatto o vendita con percentuale su futura cessione —, Sabatini ha rimesso nel mirino Darmian (ma non perde di vista Santon). Con il Torino c’era già stato un abboccamento prima del Mondiale, ora va segnalato un nuovo contatto tra le parti. Cairo valuta l’esterno 15 milioni, guarda caso gli stessi soldi che la Roma chiede per Ljajic, che pure negli States (dove a gennaio potrebbe andare Borriello) sembra uno dei più brillanti. Anche nei tiri a canestro con Pallotta, che oggi riabbraccia la squadra: nella notte italiana la squadra è volata a Dallas, all’arrivo è prevista l’accoglienza del presidente. E chissà, nuovi discorsi motivazionali in chiave scudetto.