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GAZZETTA DELLO SPORT Proprietaria? No, solo affittuaria

Pallotta
Pallotta

(A. Catapano) – Proprietaria o affittuaria, questo è il problema… «La Roma e lo stadio saranno controllati dallo stesso gruppo e lo stadio — ha assicurato ieri l’a.d. Italo Zanzi — sarà di proprietà della Roma». Alt. Qualcosa non torna. Perché nel prospetto informativo relativo all’aumento di capitale depositato in Consob il 26 giugno, a pagine 87 e 88, nel capitolo «Progetto Stadio della Roma», il club ha comunicato altro: «… lo stadio della Roma — citiamo testualmente — sarà autonomo ed indipendente rispetto alla società. La realizzazione del progetto non vedrà il coinvolgimento economico finanziario della società. Le modalità con cui la società potrà usufruire delle strutture dello stadio saranno oggetto di specifici accordi che saranno sottoscritti con la società proprietaria dell’impianto».

Chiaro? Il passaggio è inequivocabile, come la previsione che si può fare degli eventi: lo stadio della Roma non sarà della Roma, che per usufruirne pagherà un canone di locazione, ma degli attuali proprietari della Roma (Pallotta e i suoi partner) più altri soci che ne deterranno quote di minoranza in cambio dei loro investimenti. Non c’è nulla di male, ma non si può nemmeno assicurare che un giorno, se e quando Pallotta deciderà di vendere la Roma, debba per forza privarsi anche dello stadio, di cui potrà benissimo restare il proprietario (o l’azionista di maggioranza), anche senza possedere il club. Un concetto che si pensava assodato, tanto che ieri, alla lettura delle dichiarazioni di Zanzi, più di qualcuno, tra le persone che lavorano al progetto stadio, è rimasto perplesso. Ma tant’è. Le perplessità vere riguardano la copertura delle infrastrutture, che il Comune ritiene insufficiente, e la richiesta di Parnasi di un milione di metri cubi in più per tirare su il Centro Direzionale, viceversa considerata eccessiva. Il 31 luglio, quando si riunirà la Conferenza di servizi, sapremo quali modifiche dovranno essere apportate all’opera per ottenere il bollino di pubblica utilità, invocato anche da Italia Nostra, altrimenti, fa sapere l’associazione, «l’operazione sarà solo una bella e ben confezionata speculazione».

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