(D. Stoppini) Ora è tutto più chiaro. I giorni di precampionato con Zeman sono serviti a Davide Astori per allenare il fisico al volo transoceanico che l’ha portato dalla Roma e da Rudi Garcia: arrivo all’1.15 di mattina in hotel, le 8.15 di ieri in Italia, dopo uno scalo non comodissimo a Chicago. Chissà se nel tragitto delle 25 miles che separano l’aeroporto di Denver da downtown il difensore ha ripercorso le tappe di una settimana intensa, difficile, particolare, pure emozionante. Di sicuro sa già che per i tifosi della Roma è un grande colpo solo per il semplice fatto che sia stato scippato alla Lazio. E per Garcia un rinforzo gradito in una difesa che qualche segnale preoccupante, contro il Manchester United, l’ha lanciato.
CON I COMPAGNI Il primo allenamento con i compagni, per Astori, ci sarà solo oggi. Ieri tanta fisioterapia nella struttura della Denver University: meglio non sovraccaricare i muscoli dopo un viaggio stressante. Però si è presentato al gruppo, nello spogliatoio, e all’allenatore con cui aveva già parlato al telefono. E prima, al momento della colazione, si era abbracciato con l’ex compagno al Cagliari Nainggolan, aveva ritrovato De Rossi e pure l’amico Destro: sorrisi e ricordi, pure su quello scontro di gioco dello scorso campionato che, nei fatti, è costato il Mondiale all’attaccante. Acqua passata, Astori adesso vede giallorosso: «Non vedo l’ora di entrare a far parte di questo gruppo», ha detto. La prima notte l’ha trascorsa in camera singola, ma solo per motivi logistici considerato l’orario di arrivo. In realtà fa coppia con un altro nuovo acquisto, Emanuelson.
CON CASTAN E in difesa gli toccherà farlo anche con Castan, mancino come lui. «Gli ho dato il benvenuto, il suo acquisto mi fa piacere — ha detto il brasiliano —. Speriamo ci possa dare una mano, abbiamo bisogno di gente come lui in questa stagione». Anche perché le ambizioni sono altissime: «Ma parlare serve a poco, non ha senso. Piuttosto dobbiamo lavorare duro, perché sì, le sensazioni sono buone, può essere il nostro anno». E magari pure quello del suo sbarco nella nuova Seleçao di Dunga: «È il mio obiettivo, ma sarà una conseguenza di quello che farò con la Roma. Se qui vinco lo scudetto, il Brasile sarà automatico». A proposito di automatismi. Benatia? «Spero che resti, ha la testa alla Roma». Qui non c’è bisogno di una rovesciata, come Castan ha provato a fare in campo. Piuttosto, blindare nuovamente la difesa è un’esigenza. E con Benatia e Astori tutto (forse) è più semplice.