(C.Santi) – Sono giorni bollenti per la Federcalcio alle prese con la crisi politica e l’elezione del nuovo presidente e con le possibili candidature. Andrea Agnelli, ieri relatore alla Camera dei Deputati del convegno “L’impatto economico dello sport” insieme a Francesco Boccia e Giovanni Malagò, ha esposto il suo pensiero accendendo la campagna elettorale. Agnelli ha affondato, autentiche picconate le sue, Carlo Tavecchio nel giorno in cui al presidente dei Dilettanti è stato chiesto ufficialmente dalla sua Lega di entrare in scena per diventare il presidente della Federcalcio ma lui non ha sciolto completamente la riserva. Il presidente della Juventus non ha risparmiato neppure Giancarlo Abete, perché con le sue dimissioni si è smarcato. «Si è fatto da parte – ha detto – con un gesto corretto ma del quale il calcio italiano adesso non aveva bisogno. Anche Prandelli si è smarcato, ma lui si è già sposato con i turchi». Si è dimesso dalla Figc, Abete, e secondo Agnelli dovrebbe lasciare i suoi incarichi all’Uefa (è vice presidente), e al Coni.
Agnelli picconatore ma anche rottamatore. Il numero 1 della Juventus non gradisce Tavecchio presidente: vorrebbe una figura diversa, un personaggio di carisma. «Ci serve una persona che abbia capacità e numeri, un riformatore e non un traghettatore. Io siedo nella Eca (l’Associazione dei club europei, ndr) e nella Uefa dove ci sono Rummenigge e Platini – ha osservato – Quando entrano loro e si parla di calcio gli altri si alzano in piedi. Faccio fatica a pensare che lo stesso trattamento lo riceva uno che da 19 anni guida la Lega Dilettanti». L’attacco è soprattutto una sfida alla Lega della serie A e, in particolare, a Lotito e Galliani che stanno dalla parte di Tavecchio.
Tavecchio è il passato. Agnelli ha affermato che nella sua scalata al vertice lo sostiene Carraro «con un percorso che viene da lontano». Al tempo stesso Agnelli jr ha indebolito la candidatura di Albertini («Lui presidente? Non lo dico io, ma l’identikit è giusto») e ha spinto Cannavaro, Vialli e Costacurta. «Loro sono giocatori del recente passato che hanno esperienze dirigenziali e manageriali», ha detto facendo capire di volere consegnare il calcio ai suoi protagonisti, pur con il supporto di una classe dirigente valida. «Loro sono in grado di rappresentare il calcio in maniera importante – ha spiegato – ma è bene che siano accompagnati adeguatamente». Purtroppo nel mondo dello sport italiano, calcio compreso, la classe dirigente non c’è perché soffocata da presidenti che hanno quasi sempre rifiutato di avere a fianco uomini capaci.
ASSEMBLEA DA IRRESPONSABILI
La convocazione dell’Assemblea elettiva l’11 agosto è un gesto definito da Agnelli irresponsabile. «L’Assemblea era già prevista per quella data, ma per le modifiche statutarie. Trasformarla in elettiva è un gesto incomprensibile». Adesso ci sono meno di venti giorni per presentare le candidature (19: il 27 luglio si chiude), un tempo breve per scegliere, che mette davvero tutti a rischio, e se l’11 agosto non dovesse essere eletto un presidente, il Coni, ha affermato Giovanni Malagò, è pronto a commissariare la Figc.
L’AGO DELLA BILANCIA
Un ex calciatore al vertice, un giocatore di peso. «Prendete uno come Nedved: potrebbe fare benissimo il presidente della Federazione ceca e tra otto anni dell’Uefa», ha aggiunto Agnelli per indicare la strada ma ora, con il meccanismo delle votazioni, la realtà è diversa. Adesso in prima fila c’è Tavecchio che gode della preferenza, come minimo, della Lega Pro e dei Dilettanti, come dire il 51% dei consensi (ma così non si governa affatto, sia chiaro) senza considerare i voti della Lega di A che in questo momento non ha una veduta unitaria.
Un ruolo importante può svolgerlo Franco Carraro. «Tavecchio ha il supporto di Carraro – ha detto Agnelli quasi provocatoriamente – e quindi sappiamo che ha un forte appoggio di un sistema che viene da lontano». L’ex presidente del Coni e, soprattutto, (due volte e un’altra da commissario)ex numero 1 di via Allegri può essere il grande saggio, il tutor del calcio italiano. Carraro, che non ha cariche in merito ma grande autorevolezza, è in grado di far fare un passo indietro a Tavecchio e tentare di convogliare le preferenze su un altro candidato per fare ripartire la Federcalcio con idee nuove.