(S. Carina) – L’avvio da parte del dimissionario Abete di un percorso di risarcimento per danni d’immagine nei confronti di chi è stato condannato penalmente a Calciopoli, non preoccupa più di tanto il patron della Lazio, Lotito. Questo perché il suo caso è caduto in prescrizione nel dicembre scorso e contro quella sentenza si è appellato in Cassazione. Con i tempi si arriverà almeno al 2015 (se non al 2016) e quando ci sarà la sentenza, l’organo giudicante potrà soltanto concedere l’assoluzione oppure confermare la prescrizione (che non equivale ad una condanna). L’articolo 22 bis delle Noif è chiaro: la decadenza (o incandidabilità) c’è per «condanna passata in giudicato e per reati superiori a un anno». E non sarebbe il caso di Lotito. Diverso il discorso per Agnelli, perché lo statuto federale vieta di ricoprire cariche all’interno della Figc in caso di pendenze legali con lo stesso organismo federale. Dunque per candidarsi (e confermare così il patto della Lega di A, favorevole a Tavecchio), dovrà ritirare il ricorso di oltre 400 milioni avanzato contro la Figc al Tar nell’agosto 2011.