(M. Caputi) Il mercato è fatto di sogni, speranze e dure realtà. E il campo, unico giudice, ne decreterà l’esito. Viste le operazioni, e l’addio di Conte, è indubbio che Juve e Roma continuino a essere le protagoniste. La Juve rimane la squadra da battere. La Roma si è rafforzata consapevole delle esigenze e degli obiettivi, da società preparata e ambiziosa. Non si vince con le figurine in mano, né tantomeno con i giudizi positivi, e in alcuni casi ipocriti. Sarebbe un grave errore se la squadra di Garcia cadesse in questo tranello.
Il confronto tra Roma e Juve continuerà a tenere banco e si dovrà tenere anche conto delle ambizioni del Napoli e di quelle, per ora nascoste, delle milanesi e della Fiorentina. È un estate calda e il calcio italiano, seppur fiaccato economicamente e tecnicamente, regala temi e discussioni. Si va dall’elezione del nuovo presidente federale, tra candidature e accordi elettorali, ai tentativi di tutte le società di migliorarsi. In questa chiave il protagonista assoluto, su entrambi i tavoli, è il presidente della Lazio, Claudio Lotito. Da abile conoscitore e tessitore delle vicende di ”Palazzo” si è ritagliato un ruolo importante e decisivo, nel ruolo di presidente della Lazio sta toccando il punto più basso. Per due mesi la trattativa con Astori è stata una telenovela che il blitz della Roma ha reso una barzelletta. Perdere un calciatore nei giochi e nelle pieghe del calciomercato ci può stare, ma non in questo modo. L’epilogo della trattativa con il Cagliari non è solo una beffa, è una vera e propria bocciatura di metodo, strategia e rapporto con i tifosi. Dopo i comunicati giornalieri, il silenzio di queste ore appare opportuno e chissà se servirà per riflettere e ammettere gli errori. Impossibile non fare autocritica e mettersi in discussione. Insuccessi come quello di Astori, nella forma e nella sostanza, non sono imputabili ai media e a tifosi strumentalizzati.