(P.Mei) Carlo Tavecchio, ragioniere settantunenne, dovrà avere i nervi e la resistenza dell’acciaio per il quale andò famoso il suo paese natale, Ponte Lambro che ne fu il principale fornitore per la costruzione del Duomo di Milano. Di questo Comune della Brianza, oltre che una celebrity citata nell’elenco dei nativi famosi, Carlo Tavecchio è stato anche sindaco Dc per 19 anni, tra il 1976 e il 1995: anni che gli sono costati processi a catena, contati in numero di cinque, con altrettante condanne per fatti amministrativi. Da dirigente bancario (Banca di Credito Cooperativo dell’Alta Brianza) qual era, e sindaco, a dirigente sportivo partendo dalla Ponte Lambratese, società dilettantistica, poi consigliere del Comitato regionale lombardo, poi la Lega Nazionale Dilettanti, da cui la vicepresidenza vicaria della Federcalcio. E oltre?
IL SUO MONDO
Quel mondo dei dilettanti, cifre alla mano, rappresenta un milione e 300 mila tesserati, 15 mila società, 70 mila squadre, 700 mila partite l’anno e, più succoso, un miliardo e mezzo d’introiti fra tesseramenti e iscrizioni ai campionati. Non si può dunque liquidare il candidato semplicemente con un movimento NoTav(ecchio) sul web, né chiamandolo “Il Banana”, come fa unanime la Rete, mentre il mondo che conta i voti un po’ (poco poco, ma per ora) si sfalda nel campo amico e un po’ savonaroleggia in quello nemico dove prosperano vecchi nomi ma di ultima generazione come Agnelli (Andrea) e Berlusconi (Barbara). L’invenzione del già mitico Optì Pobà, il calciatore che non esiste definito “mangiatore di banane” da Tavecchio in un discorso fiume, non è, per la verità, la sola scivolata del candidato che, quand’è fiume a braccio, esonda. Una volta parlò delle donne calciatrici come «di un soggetto handicappato rispetto al maschio sotto l’aspetto della resistenza, del tempo e dell’espressione atletica; invece abbiamo riscontrato che sono molto simili». A modo suo, molto suo, un riconoscimento delle pari opportunità. Un’altra, richiesto da Report di spiegare un conflitto d’interessi fra un membro della commissione impianti e l’unica ditta autorizzata a certificarli, di padre in figlio, rispose: «Non voglio andare in Rai a vedere quanti amici, conoscenti, parenti e amanti ci sono. Poi andare al Coni e vedere quanti ce ne sono. Io ne ho uno, dicasi uno». Così fan tutti, insomma. Meglio sarebbe smettere, no?
CONSULENTE
Tavecchio è stato anche consulente per il ministero dell’Economia e per il ministero della Salute per l’impiantistica, ha scritto un libro, dedicato alla nipote Giorgia, dal titolo “Ti racconto il calcio”. Chissà se ci sarà un sequel con la favola di Optì Poba o con digressioni culinarie sui gusti tifosi, quelli della Roma in specie, i quali, da accanito tifoso interista, al termine di una partita perduta definì «coatti e mangiatrippa». Troppa attenzione al piatto?