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IL MESSAGGERO Nessuno ha più paura di nominare lo scudetto

Garcia e Sabatini
Garcia e Sabatini

(M. Ferretti) Se il calciomercato è la fiera dei sogni, il precampionato è la sagra delle frasi da titolo. A parole, in questo periodo, tutto è possibile. Da sempre. Tipo vincere lo scudetto, trionfare in Champions, raggiungere l’Europa o salvarsi con due mesi d’anticipo. Tutto. Il tormentone dell’estate 2014, però, ha – a sorpresa – un protagonista non inedito ma ritrovato. Sdoganato, direbbero quelli che parlano moderno: lo scudetto.

Raramente negli anni passati queste otto lettere, messe orgogliosamente in fila l’una dietro l’altra, erano state usate dagli addetti ai lavori con così grande frequenza e disinvoltura. Di solito, un po’ tutti facevano a gara a nascondersi, usando mille sinonimi, alcuni anche azzardati, per dire e non dire, e toccando sempre ferro. Noi in lizza per lo scudetto? No, vogliamo arrivare prima possibile alla salvezza poi vedremo. Bugie. Fors’anche per non attirare i malauguri altrui. È la scaramanzia, bellezza… Oggi, invece, il termine scudetto è usato e abusato.

Certo, non parla di vittoria del campionato chi sa di non avere i mezzi per poter competere, ma gli altri, tutti gli altri, non si nascondono. Si dice: è (soprattutto) l’effetto Conte. Come se l’addio del tecnico salentino alla Juventus, autentico top player dei bianconeri negli ultimi tre anni, avesse dato nuova linfa e nuova forza alle dirette rivali. Ma quando Walter Sabatini, il ds della Roma, dopo anni ha (ri)nominato a Trigoria la parolina proibita («L’anno scorso dissi che la Roma doveva pensare alla Champions. Qualche giorno dopo un giornalista mi apostrofò come un saltimbanco che prometteva indebitamente l’Europa. Per fortuna alla fine ho avuto ragione io.

Ora dico un’altra cosa: il nostro vero obiettivo è concorrere per lo scudetto», 21 maggio scorso), e non aveva ancora pensato intensamente ad Astori, Conte era saldamente alla guida della Juventus. Ipotesi più calzante, invece, se rapportata ad Aurelio De Laurentiis, il presidente del Napoli che un paio di giorni fa è uscito a valanga: «Voglio vincere lo scudetto, lotterò per questo. Siamo maturi per ottenere questo risultato. L’anno scorso siamo arrivati terzi e siamo usciti dalla Champions con grandissimo onore. Se non avessimo avuto tante defezioni non so come sarebbe andata. Per quest’anno ci conto».

SÌ, NO, FORSE Lette queste parole, Rafa Benitez ha subito giocato in difesa: «Qualcuno parla di Napoli favorito per lo scudetto ma non è vero. In partenza ci sono Juve e Roma che l’anno scorso sono arrivate davanti a noi, poi ci sono anche rivali quali Inter, Milan e Fiorentina», il suo virgolettato. Meno fifone Rudi Garcia che, in linea con le mosse del suo direttore, due giorni fa a Boston, e prima delle mosse legate ad Astori, si è espresso senza mezzi termini: «Dobbiamo lavorare duro per farci trovare pronti per il campionato, che sarà l’obiettivo principale di quest’anno. L’ho detto quando sono arrivato e non cambio il mio messaggio: sono ambizioso e voglio vincere». Chiaro? E il post Conte, cioè Allegri? «Per me la Juve è una sfida stimolante, non sarà facile arrivare al quarto scudetto di fila», le parole il giorno della presentazione. Ha fatto zero a zero, Max. Ma forse solo perché già sapeva dove sarebbe finito il suo pupillo Astori.

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