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IL ROMANISTA Candidature Figc, è scontro

Figc
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(V. Meta) – Bisognerà aspettare martedì per sapere se effettivamente Carlo Tavecchio presenterà la sua candidatura alla presidenza della Federcalcio, ma i calciatori non ci stanno e sono pronti a fare in modo che non resti l’unica. «Martedì prossimo saprete se mi candido» ha annunciato Tavecchio all’Ansa, aggiungendo che i tempi per la definizione della sua posizione «saranno brevi. Prima facciamo gli Stati Generali della Lega Dilettanti, poi dirò cosa faccio. Devo vedere cosa lascio e ribadisco che vorrei una canditatura unitaria per la Figc». «Se mi candiderò, aprirò un dialogo con tutte le componenti e ognuna presenterà il suo cahier de doléances», le parole dello stesso Tavecchio al Processo ai Mondiali. Ma su questo punto la distanza rispetto alle componenti tecniche (Assocalciatori e Assoallenatori) è diametrale: «Non mi pare uno scenario possibile – ha detto Damiano Tommasi, presidente dell’Aic – La Lega Serie A mi sembra l’unica componente che può presentare una candidatura unitaria. Sappiamo che si può governare anche con una maggioranza risicata, ma per fare delle riforme sarebbe complicato».

Anche perché l’idea di calciatori e allenatori riguardo al futuro della Federcalcio è piuttosto precisa: uomini di campo per i ruoli di primo piano (si è fatto anche il nome di Simone Perrotta), privilegiamento delle componenti tecniche e degli aspetti più strettamente sportivi e sulla panchina della Nazionale un allenatore come Allegri. Non molto a che vedere con le idee di un politico come Tavecchio, che ha già prospettato una linea dirigenziale che più che degli aspetti tecnici tenga conto delle esigenze di bilancio. «Il paese è in ginocchio, non si può pensare che il ct della Nazionale percepisca uno stipendio milionario», ha detto Tavecchio a margine del Consiglio Federale di lunedì scorso. Quella del ct è poi una questione nella questione, visto che la nomina del successore di Prandelli è legata a doppio filo al presidente federale che sarà eletto il prossimo 11 agosto. Tavecchio pensa a Francesco Guidolin (da capire cosa ne pensi l’ex tecnico dell’Udinese, che diceva di sentirsi sotto pressione in una piazza non proprio opprimente come quella friulana), l’Aic vorrebbe un nome di grido come Allegri (che piace a Galliani e quindi alla Lega di Serie A) o magari Mancini. «Il nuovo ct è una presogativa del presidente federale – ha ribadito Tommasi – Quando sarà eletto, lo sceglierà in piena autonomia». Il nodo, insomma, resta la presidenza. Per l’Aic, Tavecchio non è l’unica soluzione possibile, anche perché significherebbe rinunciare all’inversione di rotta auspicata all’indomani della disastrosa spedizione brasiliana. Al netto delle polemiche anagrafiche con Barbara Berlusconi, le perplessità sulla cadidatura dell’attuale presidente Lnd riguardano proprio questo, vale a dire l’opportunità di affidare il governo di un calcio da ripensare a un uomo di campo o a uno di palazzo. Chi vincerà? Suvvia, siamo in Italia…

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