«Rabiot alla Roma? Loro dimenticano che a lui rimane ancora un anno di contratto. Sì, Rabiot può eventualmente andare via, ma è necessario che il club sia d’accordo. Personalmente, io voglio che lui resti con noi. Detto questo, ci sono delle situazioni contrattuali difficili. Ci sono delle discussioni da fare. Ma noi non ci stiamo». Così proprio ieri Laurent Blanc sul possibile passaggio del suo giocatore in giallorosso.
Ma chi è Adrien Rabiot? Per parlare di lui, per raccontare il 19enne centrocampista francese sul quale sembrerebbe essere piombata la Roma, si potrebbe cominciare dal suo piede sinistro raffinato, oppure dal fatto che uno come Carlo Ancelotti stravedesse per lui quando allenava il Psg, o ancora dalla constatazione che è stato il primo prodotto del vivaio del club parigino ad aver firmato un contratto professionistico dall’arrivo dei milioni della proprietà del Qatar. O forse per provare a capire pienamente le motivazioni che spingono questo ragazzo verso il successo bisogna entrare dentro una difficile vicenda familiare. Ovviamente facendolo in punta di piedi, con tutta la delicatezza e il garbo necessari in casi di questo genere. I genitori di Adrien lo hanno infatti seguito da vicino da sempre. Tanto che la madre, Veronique, di fatto ricopre il ruolo di agente del ragazzo. E vicinissimo era anche il padre di Adrien, Michel Rabiot, che seguiva praticamente tutte le partite del figlio nelle giovanili del Psg. E proprio mentre andava in macchina a seguire uno di questi match rimase vittima di un grave incidente dalle conseguenze terribili: la locked-in syndrome, malattia neurologica rarissima che provoca la paralisi totale, pur essendo perfettamente cosciente e che impedisce di muoversi e parlare mentre l’unico modo di comunicare è attraverso il battito delle palpebre.
Adrien ha cercato di stargli vicino in ogni momento libero. Tempo fa, in una intervista spiegò così il suo stato d’animo: «Se uno non vive una situazione come questa in prima persona, non può rendersi conto veramente di quanto sia dura. Dal giorno del suo incidente, tutte le volte che scendo in campo lotto anche per mio padre. E quando sono andato a dirgli che avevo firmato il mio primo contratto da professionista, ho capito dal suo sguardo che era molto fiero di me». Non poca la pressione su questo ragazzo dai mezzi tecnici e fisici superlativi. E forse si spiega anche così perché per un lungo periodo non riuscisse a riproporre in partita le meraviglie che proponeva in allenamento. Quelle stesse che avevano stregato uno che di calciatori ne capisce come pochi altri come Carlo Ancelotti. Che, dopo averlo visto nelle giovanili, pretese di portarlo con sé in prima squadra. Dopo la firma sul primo contratto professionistico, Adrien commentò con grande giudizio: «Questa è una grande tappa, non è certo una cosa che capita a tutti e sono cosciente che in tanti vorrebbero essere al mio posto. Sono stato scelto e conto di fare tutto quello che sarà necessario per guadagnarmi il mio spazio. Ma non è un punto di arrivo, è solo l’inizio della carriera, devo ancora provare tutto».
Maturo, ben più dei suoi 19 anni. Forse perché al di là dei suoi 190 centimetri, al di là di un fisico longilineo ed elegante, è uno che si è sempre dovuto conquistare i successi. Adrien nasce infatti nei dintorni di Parigi, a Saint-Maurice nel dipartimento della Val de Marne. Inizia a giocare nella banlieue sud-est con i colori dell’US Créteil-Lusitanos, dove rimane fino al 2009, quando su di lui arriva niente meno che il Manchester City. Gli inglesi gli propongono un contratto di sei anni e il passaggio automatico tra i professionisti al compimento del diciassettesimo anno di età. Adrien accetta e parte per l’Inghilterra insieme alla madre. Le cose sembrano andare per il meglio sul campo. Ma arriva improvvisa dopo solo 6 mesi la rottura per una questione di promesse non mantenute dai dirigenti. E così si torna in Francia ricominciando da una piccola realtà del sud-ovest, il Pau FC. A quindici anni arriva la chiamata del Psg che lo seguiva da un po’. Nell’U17 è protagonista ed è uno degli artefici della conquista del titolo.
Arriva la chiamata delle nazionali di categoria e un crescendo di prestazioni, aspettative e attenzioni. Quelle dei maggiori club europei che stanno provando a prenderlo puntando sull’altra faccia della ricca medaglia dei parigini. Già, perché proprio le vagonate di euro con i quali i proprietari del club stanno comprando i pezzi più pregiati del mercato mondiale possono essere anche controproducenti. Soffocati dai campioni strapagati, i ragazzi cresciuti nel Camp des Loges, il settore giovanile del Psg, stanno tutti cercando aria fresca da altre parti. È anche il suo caso. Rabiot sembra pronto a spiccare il volo lontano dalla sua Parigi. Mezza Europa l’aspetta, magari anche Roma.