(E. Menghi) Ashley Cole sarà il primo giocatore inglese della storia della Roma, che in realtà è nata «british». Nel 1927 fu William Garbutt a sedersi sulla panchina della neonata squadra giallorossa, dove rimase per due anni vincendo una Coppa Coni. A seguire ci furono Herbert Burgess, Jesse Carver e Alec Stock, ma la tradizione inglese si è fermata al 1958.
In campo non ce n’è mai stata traccia, finora: Cole, dopo una vita in Inghilterra tra Arsenal e Chelsea, con una piccola parentesi al Crystal Palace, è pronto a misurarsi con il campionato italiano. A Roma viene per fare il titolare sulla martoriata fascia sinistra e i tifosi non vedono l’ora di vedere lui e Maicon darsi da fare sulle fasce, con tutta la loro esperienza. Ne servirà tanta per giocare la Champions ai livelli richiesti da Garcia, che vuole giocatori abituati ai grandi palcoscenici per evitare brutte figure. Il curriculum del terzino inglese parla chiaro: 3 successi in Premier, 7 in Coppa d’Inghilterra, 1 in Coppa di Lega, 1 in Europa League e, per finire in bellezza, 1 in Champions League.
Ma non è tutto oro quello che luccica. La sua «carriera» fuori dal campo è altrettanto ricca: è stato arrestato per ubriachezza molesta, ha tradito diverse volte l’ex moglie Cheryl e la mania del sesso l’ha convinto a farsi curare in una struttura specializzata.
Una volta ha sparato con un fucile ad aria compressa colpendo uno studente che lavorava come stagista al Chelsea e ha fatto arrabbiare la Football Association dandogli della «banda di idioti» su Twitter. A Garcia l’abuso dei social non piace affatto: dovrà tenere a bada Cole e i suoi oltre 2 milioni di follower, cinque volte tanto quelli della Roma.