Due palle gol nei primi tre minuti, una squadra molto corta e aggressiva sul portatore di palla, la capacità di variare soluzioni offensive con pochi semplici correttivi. Nonostante la sconfitta per 3-2 contro il Manchester United nell’esordio della Guinness Cup, Rudi Garcia ha parecchi motivi per cui sorridere. La Roma continua a fidarsi e seguire ciecamente le indicazioni del proprio comandante. Nonostante le tante sostituzioni, il gran caldo di Denver e le gambe imballate, per più di un’ora di gioco i giallorossi dimostrano un’identità di gioco chiara e definita. Alla fine negli occhi risplendono Miralem Pjanic e Salih Ucan, i due centrocampisti di maggior classe a disposizione di Garcia. Il bosniaco ha impregnato il suo esordio con un gol da cineteca da più di 60 metri, mentre il turco ha illuminato il gioco romanista sin dal primo minuto mostrando anche un’ottima propensione al pressing alto. Una prestazione positiva per loro ma per tutta la Roma, sempre orfana di cinque titolari come De Sanctis, Maicon, De Rossi, Strootman e Gervinho.
LAMPI DI CLASSE – Rispetto all’amichevole con il Liverpool, il tecnico francese cambia cinque pedine. Conferma per Ucan che dopo meno di novanta secondi regala a Destro un lancio delizioso. Il pallonetto dell’attaccante rimbalza ad un metro dalla linea e si alza sopra la traversa. Ucan, Keita e Paredes tengono bene il possesso del pallone e seguono fedelmente le indicazioni di Garcia: la linea della difesa di Van Gaal gioca parecchio alta e allora bisogna tentare di sorprenderla con lanci veloci in verticale per l’attacco della profondità da parte di Florenzi, Iturbe e Destro. Nella prima mezzora i giallorossi costruiscono quattro palle gol contro le zero del Manchester, più due offside al limite chiamati a Destro su imbucate di Paredes e Ucan. La sfortuna e la mancanza di lucidità sotto porta non permette al numero 22 romanista di timbrare col gol una prestazione più che generosa.
BLACKOUT – Il gran caldo di Denver e la migliore preparazione fisica del Manchester influiscono notevolmente negli ultimi dieci minuti del primo tempo. Il capolavoro di Rooney dal limite dell’area è favorito dall’incomprensione in chiusura tra Benatia e Keita in un meccanismo difensivo ancora da migliorare. Il numero 10 inglese si ripete due minuti più tardi con lo straordinario lancio che Mata deve “solo” agganciare per poi battere Skorupski in pallonetto. Anche in questo caso da rivedere le posizioni di Romagnoli e ancor più di Emanuelson, ancorato al suolo sullo scatto dello spagnolo. L’olandese sbaglia tutto procurando anche il rigore del 3-0 in un’azione in cui la stanchezza e la minore predisposizione alla fase difensiva di Ucan si notano. Anche Keita è in ritardo nella scalata tra i due centrali, ma Emanuelson commette un grave errore atterrando Welbeck che si sarebbe allargato trovandosi di fronte la chiusura di Benatia.
FIELD GOAL – Somma, Castan, Cole, Nainggolan e Ljajic rispettivamente al posto di Calabresi, Romagnoli, Emanuelson, Paredes e Iturbe. Questi i cambi in apertura di ripresa con i due argentini che lasciano l’impressione di poter notevolmente crescere nell’intesa con i compagni. Come nella prima frazione, Florenzi e Destro rimangono tra i più attivi con il centravanti che fa tutto benissimo tranne la conclusione in porta. Con l’entrata di Nainggolan e Castan i giallorossi blindano la propria metà campo e l’ingresso al 22′ di Pjanic e Totti (oltre a Borriello, Balasa, Sanabria) portano il salto di qualità della manovra romanista. Schieramento super offensivo con Ljajic ad agire da mezzala sinistra. E dopo il field goal realizzato ieri da 50 yard con i Denver Broncos, Pjanic fa ancora meglio e sorprende Amos da dietro la linea di centrocampo. L’ultima mezzora mette in mostra la buona forma fisica di Totti, la sicurezza di Castan e la sfrontatezza del giovane Somma, prontissimo andare in prestito in una squadra di B di primo piano.
Daniele Luciani
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