“Non ci possiamo nascondere”: così parlò Fabio Massimo Capello all’alba della stagione 2000/2001, dopo la sontuosa e dispendiosissima campagna acquisti con la quale Franco Sensi gli mise a disposizione Batistuta, Emerson, Zebina.
Sembra che dopo ieri notte quell’affermazione possa e soprattutto debba tornare in voga, con la Juventus che si ritrova, nel giro di quarantott’ore, Massimiliano Allegri in panchina e Juan Manuel Iturbe tra gli avversari invece che tra i rinforzi. C’è da accusare un capogiro – sia da parte juventina che romanista in verità, anche se per motivi diametralmente opposti – se si pensa a due eventi così determinanti alla vigilia di un campionato post-mondiale, con tutto ciò che la dicitura comporta.
Bisogna aggiungere, con verosimiglianza, che l’addio di Conte se non un’autentica diaspora, un minimo effetto-domino potrebbe causarlo, con uno tra Vidal e Pogba che potrebbe abbandonare la società bianconera.
Al di là degli scenari possibili, la Roma è certamente in pole position ai nastri di partenza; la maturità di tutto un ambiente si misura anche in base a come viene metabolizzata una responsabilità del genere: entusiasmo e non paura, convinzione e non braccino da tennista. La Roma del terzo scudetto seppe giocarsela così, contro una Juventus molto più attrezzata, solida e affidabile di quella che sta per inaugurare l’era (?) Allegri.
L’avversario più temibile, al momento, è la Roma stessa e quella sindrome “olandese” che nei momenti potenzialmente memorabili si impossessa dei destini giallorossi, proprio come capita alla nazionale dei Paesi Bassi. Al Napoli al momento mancano 80/100 milioni di campagna acquisti, per colmare un gap già esistente al termine della scorsa stagione; con uno sforzo di fantasia potremmo anche dire che il Milan sta tentando di mettere insieme un istant-team figlio di mosse oculate e non molto dispendiose; per il resto quella giallorossa si annuncia come una marcia abbastanza spedita e solo il dio del calcio, ammesso che esista, può sapere quanto inusuale sia per noi pronunciare o scrivere simili parole.
Alla Roma fa paura soprattutto la Roma, insomma, magari in attesa della parola definitiva sulla questione Benatia, però come è risultato inedito il rovesciamento sul mercato delle ultime ore, altrettanto potrebbe esserlo un cambio ancora più storico di atteggiamenti di fronte ai percorsi tracciati dal destino. Anche se sembra difficile, ci piacerebbe tanto che di quel destino continuasse a far parte anche Alessandro Florenzi e non è proprio una nota a margine, questa.