(G.Cannavale) – Se in Romania un ragazzo tira due calci a un pallone, il suo idolo, modello e ispirazione non può che essere lui, Gheorghe Hagi. Una leggenda, del calcio rumeno e non solo. Tre partecipazioni ai Mondiali, il miglior giocatore rumeno di tutti i tempi. Il calcio gli ha dato tanto, ora è lui che vuole dare tanto al calcio. Quello rumeno, della sua terra, dove ci sono tanti giovani che hanno bisogno di strutture, regole e insegnamenti per diventare grandi. Grandi lo stanno già diventando, perché la Romania Under 21 ha battuto 2-1 l’Italia pochi giorni fa. In questa vittoria, c’è anche il marchio di Gheorghe Hagi. Perché cinque anni fa è nata la sua accademia, l’Academia Hagi, che ha dato 40 giocatori alle nazionali giovanili rumene.
“E’ stata una mia idea, volevo dare indietro al calcio quello che mi ha dato. C’era bisogno di una Academia così in Romania. Perché il talento c’è e va coltivato. I giovani possono migliorare e diventare di alto livello. E’ iniziato tutto cinque anni fa, sono stati fatti investimenti importanti. Abbiamo 8 campi da calcio e 7 ettari, a Constanza. Ci sono stati oltre 300 bambini, ora sono 66. Bambini dai 13/14 anni, poi c’è anche una scuola così possono portare avanti gli studi e concentrarsi non solo sul calcio. E’ diventata la migliore accademia di Romania e lo dicono i fatti: l’anno scorso campioni in Under 19, U17 e U15. Quest’anno sempre in finale con 40 giocatori nelle nazionali giovanili. Ne portiamo il 60/70% in prima squadra al Viitorul Constanza, dove la media età è di 20 anni”.
Dall’Academia all’Under 21. Una vittoria, quella contro l’Italia, sorprendente anche perché c’erano 2/3 anni di media di differenza tra le due squadre. Ad esempio, in attacco nella Romania l’interista Pušcas, ’96 che gioca in Primavera, nell’Italia Berardi, ’94, che ha giocato in Serie A nell’ultima stagione. Il più giovane in campo era Nedelcu, che ha giocato molto bene davanti alla difesa: un classe ’97. Nell’Italia ha giocato Viviani, classe ’92, che ha 5 anni più di lui. “Quando si lavora bene, i risultati arrivano”. E’ questo il motto di Gheorghe Hagi: “Sì, è così. In Under 21 c’erano 10 giocatori cresciuti da noi. Uno in particolare? Direi Cristian Manea, anche se era convocato ma non ha giocato per un piccolo infortunio. E’ stato il più giovane di sempre a esordire in nazionale, a 16 anni e 8 mesi. I gol li hanno segnati due che giocano in Italia, Pušcas e Balasa”.
Oltre a loro, anche Boldor gioca in Italia (in prestito dalla Roma al Pescara) ed era in campo nella vittoria contro l’Italia Under 21. Li ha portati in Italia l’agente Pietro Chiodi, che collabora proprio con l’Academia di Hagi. Balasa ad esempio è di proprietà della Roma e proprio per questo Hagi era andato a Trigoria nei mesi scorsi: “Ero andato per parlare di Balasa, che resterà alla Roma. Non ho parlato di mio figlio”.
Ecco, suo figlio. Ianis Hagi, classe ’98 e un talento che secondo molti, in Romania, è come quello del padre. E anche lui, come Gheorghe, potrebbe venire un giorno in Italia. Sicuramente, le sue qualità non sono passate inosservate anche a molti club di Serie A. Ma ora è ancora presto, parola di padre: “Si parla tanto, sì. Ma dobbiamo stare calmi e andare piano piano. Ha tutto: testa, qualità, fa gol, assist e passaggi, è un numero 10 con visione di gioco. Arriverà”. Hagi però non l’ha spinto a seguire le sue orme: “Gli piace il calcio, io non gli ho detto niente. Poi, certo, ogni padre dà dei consigli. Però è normale, è sempre cresciuto con il calcio. Gli piace giocare. E’ nato a Istanbul, quando io giocavo nel Galatasaray. Quando era piccolo, abbiamo anche vinto la Coppa Uefa. Presto in Italia? Quest’anno resta con noi, potrà fare bene sia nelle nazionali giovanili e anche assaggiare la prima squadra. Poi vedremo…”. Parola di papà, parola di Hagi.
Fonte: gianlucadimarzio.com