Non si possono emettere sentenze nei primi giorni di agosto, evidentemente. Né valutare con eccessiva severità i difetti di una squadra che si sta formando, reclamando pazienza. Ma se Garcia è stato così duro in sala stampa, alla fine della partita con l’Inter, è perché ha annusato l’aria: qualcosa non sta andando come lui vorrebbe. O come lui aveva immaginato.
Il termine «scudetto» comincia a passeggiare troppo spesso sulle labbra dei calciatori. Sia in pubblico che in privato. Il presidente Pallotta ha addirittura parlato della possibilità di ripetere il cammino dell’Atletico Madrid in Champions League. Affascinante sfida ai propri limiti tecnici e caratteriali: dopo aver ottenuto con un secondo posto da record, la Roma rischia di venire stritolata dalla pressione di doversi migliorare ad ogni costo. La squadra si sente forte, anche le aspettative dei tifosi sono alte. E questo diventa dannoso, se separato dalla realtà. Da qui il cambio di intensità nelle parole di Garcia, che ha cercato di riportare a terra il plotone dopo la sconfitta di Philadelphia: « E’ un avvertimento. Contro le grandi squadre non si può giocare così ».
In allenamento fa già cose fenomenali tanto da lasciare i compagni a bocca aperta. Iturbe era però abituato a giocare in contropiede, negli spazi, mentre qui sta imparando a gestire il possesso palla e a muoversi nello stretto. Novità che per un calciatore giovane sono per forza destabilizzanti. Garcia lo ha sempre schierato titolare nelle quattro amichevoli americane. Qualche progresso c’è stato proprio nell’ultima, quella persa contro l’Inter. Ma ha ancora bisogno di tempo. Guai a bocciarlo, comunque: questo è un talento speciale.
Fonte: Corriere dello Sport