(L. Valdiserri) – «I tifosi possono stare tranquilli: il progetto della Roma la renderà competitiva per molte stagioni. Per me, per Francesco (Totti, ndr) e per altri che, purtroppo, devono combattere con la carta d’identità il discorso è diverso: per lo scudetto è adesso o mai più. Per me può essere l’ultimo anno, ne discuterò più avanti con la società: sarebbe meraviglioso chiudere con una grande vittoria, perché vincere qui sarebbe qualcosa di diverso». De Sanctis è di nuovo a disposizione di Rudi Garcia. L’operazione al gomito aveva tempi lunghi di guarigione (90 giorni, ndr), che sono stati rispettati. Morgan riporta esperienza, leadership, buon senso e soprattutto una parola, che ripete più spesso delle altre: umiltà.«Per ripetere la stagione scorsa e migliorarla, sperando di non ritrovare un’avversaria che fa più di 100 punti, dobbiamo ripartire dall’umiltà, dal sacrificio, dalla coesione del gruppo. Non servono proclami, non faccio pronostici. Conta solo il campo». Tira sempre aria di calciomercato, ad agosto. Sulla Roma spira forte, nelle ultime ore, il vento che porta Mehdi Benatia al Chelsea per 38 milioni di euro. Il portiere sembra un dirigente: «Nel calcio italiano non esistono più gli incedibili. Vent’anni fa, con Berlusconi e Moratti, gli sceicchi eravamo noi. Adesso sono altrove. Perdere un giocatore come Mehdi sarebbe sicuramente negativo, però ci sono sacrifici che, a volte, ti portano a fare lo stesso passi avanti. Penso all’anno scorso, quando erano partiti giocatori forti come Lamela, Marquinhos e Osvaldo, ma sono arrivati giocatori funzionali per il gioco di Garcia. O penso a quando l’Inter ha venduto Ibra, fatto cassa e poi vinto tutto».
Sembra un addio. Le prossime ore – attraverso il lavoro di Walter Sabatini – chiariranno. Per i tifosi sarebbe comunque un colpo duro. La Roma, adesso, è in pole position per lo scudetto. Senza un pezzo importante della difesa possono cambiare le gerarchie: «Tutti ci rendiamo conto della possibilità di vincere e farlo a Roma sarebbe un’esperienza unica. Ne parliamo anche tra noi, a volte scherzando e a volte sul serio. Però non esiste un “patto” tra noi perché nessuno vada via e, se qualcuno lo farà, sarà perché è una legge del calcio e non perché ci sono i bravi e i cattivi. Il grande professionista non è chi non cambia mai squadra, ma chi fa sempre il suo lavoro fino in fondo, rispettando chi lo paga e i tifosi». Detto che la Juve resta la favorita («Perché ha cambiato poco e perché non credo che l’addio di Conte influenzerà la squadra»), resta l’amarezza del De Sanctis calciatore-sindacalista per il «movimento Italia» che nel pallone non avanza ma arretra. «È politica al 100%, ho smesso da tempo di idealizzare lo sport. Mi auguro che si pensi al bene collettivo, ma non so se è già arrivato il momento. Lo spero».