(A.Bocci) – «Conte è uno choc positivo», azzarda Carlo Tavecchio alla fine del suo primo Consiglio federale proprio mentre il nuovo allenatore della Nazionale, jeans, polo verde militare e occhiale nero, entra al Parco dei Principi scortato da Mauro Vladovich, il segretario delle squadre nazionali. La prima giornata è davvero uno choc perché la firma scivola ora dopo ora e arriverà soltanto questa mattina, poche ore prima della presentazione ufficiale, fissata alle 11.30. Una frenata che non preoccupa, ma che stona. Tutto gira intorno ad Antonio Conte. Nel suo albergo, sino al buio, si registra un continuo via vai di avvocati per la stesura e l’approvazione del complicato doppio contratto. Ci sono quelli , guidati da Mario Gallavotti, quello di Conte, Antonio De Rensis, in compagnia di Giulia Mancini che ha condotto la complessa trattativa con il main sponsor Puma, e ci sono quelli dell’azienda tedesca.
Conte non ha un minuto libero. Sbarca a Fiumicino alle 14.30, pranza a Ostia con Vladovich, al quale dà il via libera per il programma in vista delle sfide con Olanda e Norvegia del 4 e 9 settembre rispettivamente a Bari e a Oslo (il raduno è confermato a Coverciano l’1 settembre). Poi una volta in albergo si sottopone alle prove della nuova divisa con due stilisti di Dolce&Gabbana. Anche nella sua stanza, una suite al sesto piano, è un continuo via vai. Alle sette di sera arriva la stretta di mano con Carlo Tavecchio ed è l’occasione per affrontare il nodo dei collaboratori (il vice Alessio, il preparatore Bertelli, il collaboratore tecnico Carrera e l’osservatore Sandreani). La firma, che sembrava una semplice formalità, diventa all’improvviso una lotta contro il tempo. «Non c’è, ma ci sarà. Lavoriamo per arrivarci prima della conferenza stampa», racconta l’avvocato De Rensis, il legale del tecnico.
La questione entra nel vivo alle sette de la tarde quando lo stesso De Rensis e la Mancini lasciano il Parco dei Principi e si infilano nello studio di Gallavotti in via Po per parlare dei dettagli. Ma non è facile. Il doppio contratto di Conte, una parte con Federcalcio e l’altra con Puma, è una specie di sudoku. Inoltre altri sponsor, a cominciare da Fiat e Tim, vogliono entrare nell’operazione, allungando i tempi. Conte aspetta in albergo con Tavecchio. Alle otto di sera, anche Lotito, sempre al centro della Federcalcio, sale nella stanza dell’allenatore ed è difficile immaginare che non partecipi alla costruzione dell’Italia che verrà. Una presenza insolita e ingombrante. Alle dieci la sosta per la cena prima di riposizionarsi al tavolo delle trattative. Questa mattina la firma.
Conte guadagnerà quattro milioni a stagione, metà versati dalla Puma. Un contratto che le componenti tecniche hanno contestato in Consiglio federale. «Non abbiamo niente da dire sulla scelta, ma non ci convincono le modalità. Credo che un tecnico debba avere un solo padrone e muovendosi così la Federcalcio manda un segnale di debolezza», spiega Renzo Ulivieri, presidente degli allenatori, e con lui è d’accordo Damiano Tommasi, presidente Aic. Del resto le componenti tecniche sono all’opposizione del governo Tavecchio al quale dà un grande contributo Claudio Lotito, che ha rinunciato a una presidenza (i vice sono Beretta, che è il vicario, e Macalli), ma oltre a far parte del comitato di presidenza ha ricevuto da Tavecchio la delega per le proposte di riforma dell’assetto normativo.
Tutto però passa in secondo piano davanti all’ingombrante contratto di Conte. Manca poco, manca la firma. Ma questa mattina l’ex bianconero si vestirà d’azzurro con la benedizione diCesare Prandelli, il suo predecessore, arrivata direttamente da Istanbul: «Ad Antonio mando i miei auguri perché ottenga i migliori risultati con la squadra più importante d’Italia».