(E.Menicucci) – Dove non arriva il Comune, ecco la Regione. Lo stadio della Roma (o meglio di James Pallotta…) subisce un brusco stop, ad appena una decina di giorni dalla valutazione finale del Campidoglio sull’interesse pubblico dell’opera (il termine scade il 27 agosto). Ma a mettere i bastoni tra le ruote non è tanto il Campidoglio — che pure si prepara ad una serie di «prescrizioni e condizioni» piuttosto robusta ed articolata — ma sono gli uffici di via Cristoforo Colombo.
Studiando il progetto, infatti, i tecnici della Regione hanno scoperto un limite al momento «insormontabile»: il ponte sul Tevere, con annesso svincolo autostradale, che dalla Roma-Fiumicino dovrebbe portare all’impianto di Tor di Valle e che serve a «decongestionare» il traffico sul viadotto della Magliana, insiste su un’area protetta. Si tratta della Tenuta dei Massimi, finora forse sconosciuta ai più, ma zona definita «di grande interesse ambientale» e «anche storico». Perché lì, su quel terreno, c’era anche la Villa dei Papi, ai piedi dell’Ospedale dei Cavalieri di Malta.
E la Regione, col parere inviato venerdì sera in Comune, ha posto il suo veto: «Occorre indicare una soluzione alternativa», si legge nel carteggio. E, di fronte a questo, anche la giunta Marino (che, pur tra mille distinguo, non è a prescindere contro il progetto-stadio) alza le mani. «Quella — spiega l’assessore all’Urbanistica Giovanni Caudo — è una condizione imprescindibile, essenziale. Abbiamo chiesto al proponente (cioè Parnasi, ndr) un’integrazione, con l’indicazione di un nuovo progetto. Altrimenti non possiamo chiudere l’istruttoria». Tradotto: o si trova un’alternativa per lo svincolo, oppure salta la dichiarazione di interesse pubblico e di conseguenza tutto lo stadio. Caudo spiega: «I problemi sono due: oltre ad essere un’area protetta, c’è già un piano del parco approvato in consiglio regionale. Per vicende di questo tipo, in passato, si sono date diverse deroghe. Ma la Regione ha detto no».
Curioso intreccio del destino. A mettere i «bastoni fra le ruote» al progetto Parnasi è proprio l’amministrazione di Nicola Zingaretti, finito nell’occhio del ciclone per aver perfezionato — da presidente della Provincia — l’acquisto dallo stesso costruttore del palazzo dell’Eur (per 263 milioni), come nuova sede dell’istituzione ora commissariata. Parnasi, ora, ha una decina di giorni per risolvere il problema: «Ci stiamo già lavorando. Giovedì presenteremo l’alternativa», dice il costruttore. L’idea è rifare lo svincolo a Parco de’ Medici, ma i costi potrebbero lievitare.
Superato questo ostacolo, restano tutte le altre «prescrizioni». «Nel conteggio delle opere pubbliche — dice Caudo — sono stati messi anche 21 milioni per il parcheggio vip… Ecco, quella non è un’opera pubblica, secondo noi». Poi i dieci milioni per il prolungamento della metro B (chiesto sia dalla Regione che dalla Sovrintendenza) che bastano «si e no a mettere un cartello: per arrivare a Muratella ne servirebbero 160», l’Autorità di bacino che vuole «la messa in sicurezza del fosso di Vallerano, con un’arginatura di almeno un metro» e il potenziamento della Roma-Lido, altra condizione indispensabile per il Comune, anche a scapito della rete stradale (Ostiense e via del Mare). E il milione di metri cubi previsti, con 220 milioni di compensazione? Sono troppi o no? «Noi partiamo dalle opere, non dai metri cubi», dice Caudo.
Tradotto: rispetto alla proposta Parnasi, si prende la matita rossa e si depenna. Questo sì, questo no, qui servono più soldi. O si aumentano le opere pubbliche o si tagliano i metri cubi. In mezzo, le fibrillazioni politiche. Lorenza Bonaccorsi, presidente del Pd Lazio, va all’attacco: «Le manovre intorno alla filiera di società che detengono il controllo della As Roma necessitano di immediati chiarimenti da parte del Comune. Il sindaco Marino dia certezze ai tifosi e garantisca che la proprietà del nuovo stadio sarà della società sportiva, a maggior ragione dopo l’uscita di Unicredit». Una spina in più, oltre a quella della Regione.